Lungo i nostri palinsesti esistenziali ci è capitato più volte, per la "mancanza di tempo" dei titolati superiori, di scrivere di tutto un po'. Da "qualche" pubblicazione scientifica, ad articoli ed articolesse abbraccianti più o meno lo scibile umano, quello culinario compreso. Con questa premessa come negarsi ad un amico in evidente difficoltà sulla metrica lessicale, tuttavia chiamato a dare personale contributo al nascere dell' unica, irripetibile occasione sua di apparire con il proprio nome su pregiata editoria di nicchia. A distanza di oltre un anno, crediamo si possa anche simpaticamente togliere questo vello di complice scrittura conto terzi, pubblicato sul già citato "Raf 40".
Confesso che ero arrivato all’età di 60 anni, soglia oltre la quale, generalmente si va in pensione, senza conoscere ancora la realtà delle Calandre.
E’ vero, ne avevo sentito parlare, ne avevo anche letto da qualche parte, ma non mi ero ancora mai seduto alla loro tavola, anche se,a dire il vero, molte tavole imbandite, nel tempo,mi avevano accolto con i miei amici.
Un giorno, con l’insistenza tenace che solo pochi possono avere, fui convinto da un conoscente, poi divenuto amico, ad affrontare finalmente la realtà di un ristorante stellato.
Allora, infatti, le Calandre avevano ancora una Stella.
Questo cliente voleva convincermi a provare la cucina di questo astro nascente di cui ancora pochi parlavano, Massimiliano Alajmo.
A dire il vero, la motivazione principale di questa Cena in cui coinvolgere anche la Bassano che mangia e beve era dettata da un desiderio del fratello del cuoco, che voleva gente seria per realizzare il suo sogno: La Cena di Babette.
In sostanza, Raffaele (e Massimiliano per associazione familiare) voleva farci provare le cose più buone del mondo, concentrate in un’unica Cena che poi, “per motivi familiari” di un po’ tutti i partecipanti, divenne un Pranzo.
Dall’iniziale abbuffata di Ostriche, Caviale, Champagne e poi ancora Beccacce, Petrus e Chateau di Yquem si trovò un compromesso, su pressione degli amici coinvolti, e si seguì la traccia del Menù Degustazione.
Però, da quella Babette in miniatura, Wo.We, Capovilla, il Triestino, tutti alla loro prima volta, cominciarono a fare la Bassano - Rubano con familiare frequenza.
Tutti volevamo conoscere Massimiliano, ma per tutto il tempo fummo seguiti da questo Raffaele, che sembrava come il Guardiano del Tempio.
Confesso che mi colpirono di più i Piatti.
Dopo alcuni mesi, grazie al Cliente-Amico che era rimasto scompagnato, mi fu chiesto di fargli da compare ad una Cena riservata cui lui era stato invitato con il Marchese Incisa della Rocchetta, per una verticale di Sassicaia.
Poiché questo amico era buseta e boton con gli Alajmo, gli era stato riservato il tavolo d’onore, a cui mi sedetti anch’io, tra il Signor Sassicaia e altri personaggi molto importanti.
Chiaramente Raffaele girovagava spesso al nostro tavolo e cominciai a conoscerlo meglio.
Mi colpì, soprattutto, il suo saper essere ottimo padrone di casa (di una casa che si vedeva destinata ad un futuro importante), ma anche uno che sapeva servire gestire molto bene un servizio informale, divertente, che non intimoriva nessuno, anzi lo metteva a proprio agio.
Cominciai a diventare il Signor Pino per tutti.
A quel punto vi furono altri capitoli di questa storia, tutti divertenti, a cominciare da quella spedizione in Croazia dove, mentre il mio Cliente si era messo a litigare con il proprietario, io e Raffaele cercavamo di finire tutti i piatti prima di alzarci (o, molto più probabilmente, esser mandati
via …).
Oramai sono passati più di dieci anni.
Le Calandre hanno la terza stella e Raffaele Alajmo è conosciuto e apprezzato tanto quanto Massimiliano. Forse l’uno non ci sarebbe senza l’altro e viceversa.
Da padre, e oramai nonno felice, sono ancora più contento per la gioia che possono provare, per questi due loro figli, Papà Erminio e Mamma Rita.
E anch’io, continuando a lavorare ogni giorno, ho fatto carriera diventando … Cavaliere, ma delle Calandre però, che è tutta un’altra cosa.
Zavagnin Cav. Pino
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