Mauro (e Katia) Uliassi sono stati oggetto di una piacevolissima esperienza, raccontata poi come "Uliassi vien dal mare", su una delle sararliche pubblicate su Civiltà del Gusto.
Personalmente crediamo molto nella fisiognomica. Siamo convinti che i tratti delle persone possano raccontare per loro, anche senza conoscerle in maniera approfondita.
E’ per questo che ci permettiamo di dire che, a noi, Mauro Uliassi ci è piaciuto a pelle, pur non essendo suoi sodali mane et sera.
Certo, se si vira il periscopio su Catia Uliassi uno ti suggerisce che forse hai scoperto l’acqua calda, ma con il Mauro la cosa è pertinente, pur avendolo incrociato solo una volta in privato (Chez luì) e in pubblico (Identità Golose).
Possono cambiare gli scenari, ma la pasta dell’uomo si è confermata, identica.
Senigallia è un’ urbe baciata dal fato. Si trova due genialoidi dei fornelli a poche miles l’uno dall’altro.
Per fortuna reciproca il bacino d’utenza è ampio, oscillando dal Manzanarre al Reno, pardon dalla riminese costa pesarese alla perfida Ancona con di Conero contorno associata.
Da Uliassi si è proprio con la risacca alle calcagna, se non sui talloni. Soundtrack bene a portata di udito e di cinemascope visivo.
Sinceramente non riusciamo a capire chi si gratta lo scalpo nel porsi la domanda se sia meglio il Moreno Madonnaro o l’ Uliasso Marinaro. Sono bravi entrambi, con personalità, per fortuna, diverse, e anche con due Cucine che, pur animate dallo stesso dna, sanno essere complementari.
Da Uliassi la si fa più comoda, pochi passi dal centro e ci si trova sulla rena.
Il locale è bello, nel senso di essere una riuscita sintesi tra modernità e comodità, intese nel senso che ti assiedi tranquillo, senza provare ambasce da templi del gusto, anche perché il personale, nel metterti a tuo agio, mostra professionalità collaudata.
La proposta è sostanzialmente ittica, pur se articolata con consecutio diverse.
Si può viaggiare in Real Life (Menù Sorpresa), così come si può venir tentati dallo Stile Naturista (Nudo et Crudo), ma si può anche marciare o di Tradizione così come a Todo Bacalao (only from San Sebastian, of course)..
Non è solo una volgare scelta di marketing per farti tornare, ma, effettivamente, quando hai il locale sul bagnasciuga, le tentazioni sono tante e reali. Nessuna mediata da distanze, tempi e mercati. E’ tutto lì, già pronto e abbondante.
Personalmente ci siamo baloccati del di tutto un po’, tanto per stare in linea con tradizione impenitente e sararlica.
Trattandosi di esperienza pluridozzinale, nel senso di una ventina di proposte e oltre, si andrà, ovviamente, per flash conseguenti.
Tra le Entrè con il welcome della Cucina non poteva mancare uno degli ultimi testimonial, Il Loacker di Fegato d’ Anatra con Nocciole e Negroni.
Divertente al gusto, viene ancora più apprezzato, poscia, a Identità Golose, quando il Mauro Uliasso ha narrato tutte le vicissitudini passate per dare sfogo materiale ad una divertente intuizione iniziale. Ulteriore conferma di come, di fronte ad un piatto, molto spesso bisognerebbe fermarsi un nanosecondo, prima di giudicarlo, per cercare di capire quanta storia e storie ci possano stare a monte di un concepimento cocinero che poi, magari, viene divorato al fulmicotone, con beneficio di allappo gaudente.
Si potrebbe replicare la trama con dei “Maccheroni” con Cipolla, Olive & Capperi, ma è meglio fare una prima riflessione divertita sulla Gallinella con Cumino e Pisellini mangiatutto.
Siamo in un locale di pesce, nevvero? Tra Palati sciupapiatti non abbiamo remore a dire che la Gallinella è conosciuta come pregiata creatura salina, e non certo da piopio from the aia, eppure, qui, il plus è extra-fish, grazie a quei Pisellini mangiatutto che ce li siamo degustati assai, uno per uno, sino alla fine.
Il viaggio prosegue piacevole, cullati non solo dall’eco della risacca, ma anche dall’accudire di un personale molto attento e motivato, anche se i passaggi della Catia marina turbano assai. Donna non solo bella, ma con quel certo non so che ad alto potenziale fidelizzante. La ricorderesti con piacere anche se lavorasse all’Agenzia delle Entrate.
Gi Scampi al Sakè con Lime di Cedro e Insalata di Ananas e Cetriolo sono piacevoli, eleganti. Emanano un’aura emozionale per cui si attiva, a noi cinefili da diporto, il link con l’ Ultimo Imperatore, by Bertolucci. Una sfumatura orientale divertente, senza essere prevaricante.
Pur con qualche intermezzo bacalao, le papille si sono attizzate di più stando in casa, come ad esempio con una Ricciola con Gazpacho di Pomodoro e Scampi.
Pummarò da Gastrogatto, piatto staordinario, elegante, maggiorato al gusto come le linee di Elena Mirò, che a noi ci piacciono tanto tanto. Ma non confondiamo il pubblico con il privato, anche se ci sentiamo a nostro agio divertito in questo privè del gusto a nostra completa disposizione.
Ci siamo attrippati assai con l’ Esquisada di Bacalao e Patate ai tre Pesti.
Un cavalcata basca piacevole, sostenuta da un Oleao meravigliao e una Cebolla di lungo corso, con paggetti quali il Pesto di Olive (di Gaeta), Basilico et Pendolini pomi et ori.
Tuttavia era un trailer, considerato l’ Effetto Hollywood del Fumo di Faggio con Pescatrice, Pompelmo rosa e Germogli di Soia.
Vi arrivano con il vassoietto, coperto. Loro vi guardano, voi li guardate. La “diva” Magnani avrebbe detto “embè?”.
Il Mago Silvan solleva il coperchione da cui si sprigiona l’affumata faggia.
Uno quasi si aspetta salti fuori il folletto di Aladino, il resto lo potete raccontare ai nipoti, anche se, gratta gratta, la Ricciola tiene ancora lo scettro di papilla.
Si prosegue a gogò, in un alternarsi di proposte comunque sempre piacevoli anche se i picchi di eccellenza, ovviamente, sono random.
Divertente, ad esempio, La Spigola in Porchetta, con Finocchietto, Olive e Favette fresche, anche se la goduria l’abbiamo incrociata zen, grazie ad un Pinzimonio Wasabi e Mandorle, con queste ultime, alla fine, assassine e intriganti nel legarsi alla rotondità del wasabi.
Le Marche sono una regione straordinaria, come confermato anche dallo stesso Mauro, autorevole e coinvolgente Relatore a Identità Ghiottone, ricordando, ad esempio che, a fronte di una Costa presenza costante e con tradizione ittica diffusa, questa, già a pochi chilometri verso l’interno, storicamente è sempre stata caratterizzata da giacimenti e prodotti di collina ricca e variegata, sia nel campo vegetale che animale.
Ecco, allora, i Rigatoni Latini con Guance di Baccalà e Formaggio di Fossa. Un tappa piacevole fuori dal bagnasciuga d’ordinanza, che sa di sostanza e di … archeovacca. Un piatto crocevia di materie prime di eccellenza, dove si permette all’avventore di giocare di assemblaggi variabili secondo usma e affinità personali.
La maratona prosegue, eppure non riusciamo a negarci quello che è considerato un grande classico: Il Fritto.
Ebbene, eravamo con un palato amico e fidelizzato al locale, garante dell’eccellenza del piatto.
Tuttavia, quella sera, probabilmente i bioritmi lunari non erano favorevoli e il Gran Manitù che sovraintende al maritarsi di pescado e oleado era distratto, chissà.
Sicuramente un caso. A ulteriore verifica, siamo certi che il Fritto si presenterà in tutta la sua magnitudo.
Avviandosi verso il desio, era inevitabile il ricorso a Sweet & Souvenirs. Qua, lo confessiamo, abbiamo sgavazzato di brutto, e anche se il mare poteva essere forza 10, noi eravamo oltre, attrippati più che mai.
Funny la Pina Colada ghiacciata con Meringa e Mango caramellato, ma la goduria è arrivata a passo di carica, come i bersaglieri, in forma di divertenti “topolini”.
Se uno ordina Il Gelato di Zenzero con Zenzero candito e Infuso di Tea al Limone, già dall’anagrafe ritiene di divertirsi, ma se poi scopre che se lo può assemblare a mo’ di topolini ghiottoni come si intravede in photo, allora, per noi, gastrofeticisti dichiarati, la goduria diventa multipla & plurima.
Tuttavia la petardata finale deve ancora arrivare anche se, per capirla, bisogna introdurre un piccolo amarcord personale.
Marche centrali, fine anni ’80.
Lo scrivente frequentava di suo, per sedicente aggiornamento professionale, tali contrade.
Si era già ammadonnato alla Cucina Morena, così come ad altre, con storie di piscatores e relative lenze e palamiti.
Tra questi, l’aveva colpito una “Creatura” con una storia alle spalle: La Moretta di Fano.
A farlabreve. Nella tradizione, quando i pescatori tornavano all’alba, erano usi shakerarsi, in vista della Costa, una bevanda corroborante a base di brandy, caffè e qualcos’altro. La Moretta, per tutti, insomma, generosa nel dare calore e conforto.
Ci pensavano poi le coltri, rese più calde dall’affetto muliebre, a rendere ancora più accogliente il riavvolgere le reti a riva.
Appresa la Storia, sempre lo stesso scriba, in occasione conviviale, forte di sentirsi privilegiato depositario della leggenda, al termine di una serata con trapanatori di passo come lui, fece il ganassa della brigata e, rivolgendosi con “consumata esperienza” alla Trattora del momento, se ne uscì con una richiesta dal fare divertito: “Signora, adesso vorremmo divertirci con la Moretta di Fano…”.
La Locandiera, evidentemente sprovvista sia di cultura locale che di humour di convenienza, essendo forse anche astemia e vegana, tagliò corto: “Se volete “una di quelle lì”, provate a cercarla in tangenziale”
… sic et simpliciter…
A tavola uliassa, pur con la reminescenza di quello spot da “Gastro.Blob”, consci del rischio da tangenzialità equivoca, avanzammo comunque timida richiesta.
Ci fu risposto con un sorriso.
Non solo il morale ne risultò sollevato, cicatrizzando un trauma ancora fresco e vivido, ma anche, all’approccio godurioso, Bacco, Venere & co. si esaltarono all’unisono.
Insomma, che dire, ‘na goduria plena, & nothing else.
Babà, Rhum, Liquirizia, Anice secco, in una Lambada del Gusto che sarebbe un peccato rimanesse circoscritta nel serraglio della darsena di Fano, ma che meriterebbe di essere preservata lungo tutta la costa marchigiana.
Encomiabile il Servizio, per la complicità e la dedizione atte a far rivivere, anche se solo per pochi istanti, una tradizione secolare.
Ecco allora che, soddisfatti e appagati, grazie anche alla Moretta autoctona, come i pescatori dalla notte dei tempi, traiamo le reti a riva, pronti a salpare, l’indomani, verso altri lidi e altri Templi del Gusto, seguendo una Bussola di Papilla che non cessa mai di fermarsi.
Riflessioni, Conclusioni, Siparietti associati?
Uliassi è un locale solido; la clientela ha radici diffuse e ben piantate nel circondario, pur essendo la fama capace di calamitare e fidelizzare anche palati lontani. Il Book delle prenotazioni registra il total full sia a Pranzo che a Cena.
Della qualità del Servizio abbiamo detto.
Catia Uliassi è p.r. naturale di un fratello che, pur sapendo interpretare bene il ruolo di “Chef & Cocinero”, si coglie subito che preferisce starsene tra i suoi tegami in cucina.
Se lo chiamassero a fare il conduttore catodico con uso di fornelli, sicuramente declinerebbe l’invito.
Al momento del consueto ed oramai quasi inevitabile giro pastorale per i tavoli a fine serata, il nostro ha assolto i suoi doveri, salutando e dialogando dove risultava inevitabile, ma, nel vederlo quasi saltellare da un tavolo all’ altro, si coglieva il desiderio non dichiarato di ritornare quanto prima tra il calore amniotico e rassicurante dei suoi fornelli.
Una piccola postilla finale.
Le Marche, di loro, possono contare su un grande patrimonio di prodotti e giacimenti, ove si può scegliere se privilegiare solo il Mare (Uliassi) oppure vederne interpretato, in maniera anche personale, il mix che può derivare dall’incontro con l’entroterra (Cedroni).
Nello specifico di Mauro ci rimane, nel finale, una domanda, e cioè se sia proprio necessario proporre, all’interno delle diverse linee, anche quella del Bacalao Meravigliao, di stretta osservanza basca.
Pur tenendo conto che il Baccalà, sino ad alcuni decenni orsono, era l’unico pass a lische e squame autorizzato a varcare i confini dell’ entroterra, secondo noi dedicargli pagina specifica potrebbe anche essere superfluo, perchè la Cucina, di suo, sa già incuriosire e divertire valorizzando al meglio quello che proviene dalla costa autoctona con i suoi prodotti e magari anche le sue tradizioni, Moretta compresa.
ULIASSI
Banchina di Levante, 6
SENIGALLIA
Tel. 071 – 65463
www.uliassi.it
Chiude il Lunedì.
Ferie a Gennaio, Febbraio e tre settimane di Marzo
Ci si diverte tra i 100 e i 120€
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