Nel Veneto centrale se qualcuno, una sera, lancia l’idea di “andare tutti al Terraglio” rischia di passare, a farla facile, per cacciatore di lucciole con lanterne.
Tuttavia siamo a Bassano del Grappa, nel vicentino orientale, laddove la main street, ovvero la Marosticana, presenta anch’essa, ai suoi bordi, presenze viarie, ma si tratta di autovelox disseminati come mosche.
L’ Osteria Terraglio, nell’ arco di quasi un decennio, si è ritagliata progressivamente il suo posto al sole, affacciata su di una bella piazzetta (la Terraglio, appunto) della città degli alpini.
In estate, tra i tavoli all’ aperto, vi è il brulicare di un’umanità composita.
Bella gente, come si dice, compresa una ganza rappresentanza di quelle simpatiche sgallettate, alcune un po’ teen agers e altre un po’ meno, dalle griffature composite che allietano sempre qualsiasi location.
Maschi più o meno prestanti o attempati fanno loro la posta, tra calici e cicchetti assortiti.
L’ interno è curato ognidove.
Tutto fa “vecchia” Osteria moderna, senza certo sciattume del passato e senza quell’ orrenda leziosità gratuita del finto “famolo come ‘na volta”.
La regia è di Maurizio Tommasini, oste e mescitore tanto preparato quanto discreto.
In Cucina regna sovrana la sua Romina, detta Momi: energia pura, ben temperata, come lo sono i suoi piatti.
Al Terraglio ci si può andare lungo parecchie meridiane della giornata.
Dall’ aperitivo al cicchetto che fa merenda pomeriggia, così come quattro bolle per rendere meno buia la notte non si negano a nessuno.
A Pranzo piatti e servizio favoriscono chi necessita del rapido desinare (che non vuol dire fast food), mentre la sera tutto è pronto per una Cena come si deve, anche se il tovagliato mantiene quel taglio informale che caratterizza il locale.
Si può viaggiare a doppio binario, sia di carne che di pesce, con proposte che andremo a vedere.
Dicevamo del taglio informale, del minimalismo signorilmente terraglio.
Come altrimenti definire quando il cestino del pane è rappresentato da un piccolo cartoccetto che ti giunge come se fossero passati apposta dal fornaio per portartelo freschissimo a te.
Naturalmente la storia non finisce qui, in quanto il tutto si può abbinare sul piattino oliato dalla premiata ditta Gamberoni & C., il mastro oleario delle colline di Pove.
Tra gli amouse bouche si può passare da una Crema di zucchine con bastonicini di fritto baccalà ad una citazione archeoedibile in stile Cedroni. Buone le alici cantabriche che vi metterete a fare pendant con burro di Perpignan e crostini di pane.
L’ Oste Mauro, tra le varie caratteristiche, ha deciso di mantenere quel certo spirito paneuropeo, per cui, accanto alla ricerca autoctona, ricorda sempre ai suoi avventori che il continente è grande e le cose buone si trovano anche altrove, basta cercarle.
Potrebbe sembrare un classico il Patanegra che vi arriva al piatto, ma non lo è, in quanto atterra qui a 40mesi, poi se ne sta altri due anni appeso al bancone tanto per farsi un’ idea di chi se lo papperà più avanti, impregnandosi di umori e sentori locali.
Un particolare accorgimento nel taglio di lama sapiente rende poi queste fette assolutamente goduriose, quasi burrose, dai lontani sentori di castagne. Senza dubbio uno dei plus del locale.
Continuando sui sentieri di un Terraglio goloso si può incontrare una Pepata di frutti di mare.
Gioca in due tempi. Lieve all’ inizio, diventa performante quando cominciate a pucciarvi di brutto la pagnotta nella broda; ecco allora il gusto lungo e piccante che lascia la sua impronta per qualche minuto alle papille.
Idem dicasi per una indovinata Crema di carciofi spinosi di Sardegna. L’amaro si sviluppa in due consistenze, piacevolmente, tanto da rendere a volte superflua la presenza di una noce di capasanta che non sempre trova il (forse necessario) corallo a farle compagnia.
Proseguendo di linea ittica è un po’ furbacchiona la presenza delle Linguine di Gragnano con ricci di mare.
Un buffetto complice, probabilmente, alle sgallettate platinate e griffate che devono tenersi sempre in linea.
Comunque il piatto funziona e forse anche le calorie hanno un giusto rapporto peso-potenza, pardon gusto-bilancia.
Divertente il Piccione con riduzione di arance rosse, anche se, da subito, l’attenzione di gola viene captata dalla coscia panata ai pistacchi.
Da mettersi sull’ attenti, invece, davanti agli Gnocchi con broccolo fiolaro e fonduta di taleggio.
C’è tutto: colore (anche l’ occhio vuole la sua parte, che diamine), consistenza, gusti e retrogusti.
E’ uno di quei piatti da rimestare con devozione prima di fargli prendere la via della degna sepoltura gastrica.
Qui è indispensabile il cucchiaio finale a far piazza ripulita della fondina, lasciando linda la porcellana che più bianca non si può.
Probabilmente la cura da speziale usata per aggnoccare le patate ratte è uno dei segreti di questo piatto.
Lo stesso effetto, più o meno, lo si può trovare con i Ravioli di cappone. Anche qui il fondo bruno la fa da padrone e merita di essere palatizzato con tutti gli onori di lesta cucchiaia.
Il Baccalà ha tradizione radicata in tutto il vicentino, e quindi anche a Bassano del Grappa si può scherzare su tutto, ma non su codesta pietanza.
Qua i ragazzi si sono presi qualche piccola licenza extraterritoriale, comunque ben riuscita.
Reso edibile da sagace oliocottura, il protagonista trova ottimi comprimari in una crema di ceci marchigiani e, soprattutto, in azzeccatissime puntarelle, spadellate belle e croccanti come natura le ha fatte.
Cromaticamente molto riuscito, con una creatività quasi missoniana, il Filetto di Tonno scottato in crosta di cereali con timballino di riso venere e verdure padellate pure quelle. Vi è una cedronata a fare contorno, in forma di una riduzione vegetale commercializzata e scatolata ad usum universi dal funambolo di Senigallia.
Moreno, poi, è l’ idolo della Momi.Chef, e quindi la quadratura del cerchio si completa.
Come vedete la Cucina Terraglia è una cucina agile, moderna, sempre bene equilibrata che cerca di conciliare anche i gusti di una clientela composita. Vi è qualche strizzata d’ occhio al modernariato alimentare, ma quando si toccano i fondamentali non si scherza, pur se la mano è sempre lieve, femminilmente determinata.
Uno per tutti La Tradizione del Bollito misto. Un plauso a tutte e tre le componenti: da un perfetto Cotechino con purea ed una “spuma” di Cren, ad un’ ottima Lingua con crema di fagioli e, per finire, un integerrimo Cappello del prete con ristretto di salsa verde e radicchio marinato in famiglia.
Decisamente riuscito, proposto con giusto equilibrio tra i Bolliti tradizionali serviti dal carrello delle trattorie d’antan e i Bolliti tecnologicamente avanguardisti di Massimo Bottura.
Viaggiando di dessertizzazioni varie si confermano il buongusto e il pizzico di fantasia.
Divertente il Tortino di crema d’arance tarocche e gelato di passion fruit, cosìccome la Torta di mela scomposta di cui ci piace ricordare l’ abbinato gelato alla cannella e il croccante di pinoli. Non potrebbe mai mancare il Flan di cioccolato (powered by Valrona) con contorno di frutti rossi e composta di frutta, così come si narra del potere rivitalizzante del Tiramisù della Momi (evidentemente ogni donna ha le sue armi). Anche se, riducendo l’esuberante polvere di cacao “su” ‘n coppa, probabilmente l’ effetto … tirante non dovrebbe cambiare.
Al Terraglio si applica una formula vincente e anticongiunturale.
Accanto ad una buona Cucina con delle vette e, comunque, tutti i congiuntivi a posto, chi arriva si sente sempre a proprio agio, sia per la mise da indossare senza necessario impegno così come non vi è da preoccuparsi di guardare, oltre ai piatti in comanda, anche la dotazione di giornata del proprio taccuino.
L’ occhio può spaziare tra pareti dove vi è una bella galleria in b/n di tale Wo.We, uno dei massimi enogastro.ritrattisti europei. Non capita tutti i giorni di vedersi l’ espressione divertita di Josko Gravner o di Edi Kante che ti accompagnano complici mentre ti tracanni al calice (o direttamente dalla brocca) le loro creature.
A proposito di potus, qui la Carta Vinaria d’ ordinanza non c’è, in quanto Maurizio è lui stesso la Carta in persona, con abbinamenti sempre indovinati e, spesso, originali.
Se gli parlate di bolle, poi …
Da segnalare, infine, la “Cella” vinaria, laddove, dietro le sbarre a protezione dei migliori cru della cantina, vi è tavolo apposito per combriccola gaudente sì da poter gustare, al meglio, le diverse pietre miliari, solide e liquide, di questa Terraglio’s way of life.
OSTERIA TERRAGLIO
Piazza Terraglio, 28 – Bassano del Grappa (VI)
Tel. 0424 – 521 064
Chiude il lunedì.
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Categoria: Sararlo Graffiti
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