Questa scheda ha una storia, anzi due. La prima è che, per anni, di Dall' Armi ne avevo sentito favoleggiare, ma non vi ero ancora andato. La seconda è stata conseguente. Preso, come si diceva un tempo, da lucida follia, ne narrai un po' a mio modo. Galeotto fu il Paolo Marchi che, a mia insaputa, la segnalò, e a rimorchio consegnò anche lo scrivente, alle costituende nomination Peperosse, sezione Recensioni Ristoranti. Come un carneade qualsiasi venni proiettato nel cosiddetto empireo dei recensori virtuali, in quota IDR. Vinsi il GastroGatto. Mi guadagnai l' amicizia dell' altro in terna, il gamberente Alberto Cauzzi ma, tra le mure del sito domestico, toccai con mano la facile profezia di un amaro Enzo Ferrari, con una delle sue frasi più famose ...
E' appena trascorsa la notte delle stelle e viene di conseguenza pensare a quanto sia cambiato il gastromondo italiano. Ventanni or sono, more or less, Gualtiero Marchesi fu il primo tristellato nazionale; poi seguirono altri, magari altalenandosi di brillante coccarda transalpina, fino a marchiarne l'ottavo, ieri, anche se di matrice cruccante.
Ma, in questo universo cangiante, c'è qualcosa che non è mutato, che si è mantenuto saldo ad una tradizione che ha visto passare per i suoi tavoli almeno tre generazioni di autoctoni per non parlare del resto: gitanti in visita pedemontana, vuoi dalla Serenissima laguna come dalla dotta Città del Santo.
Parliamo dell'Osteria Luciano dall'Armi, in quel di Monfumo, comune a tiro di schioppo (è proprio il caso di dirlo, almeno in stagione) dalla blasonata Asolo, già sede vescovile, storico buen retiro di un certo gotha internazionale e ora nota per il suo mercatino del brick a brack d'annata.
Da fuori, torniamo all'Osteria, pare uno di quei tanti ostelli acchiappagitanti della domenica come ne è costellata la pedemontana sino alle pendici del Grappa. Invero, dall'entrata, cogliete qualcosa di diverso, qualcosa che ne spiega il passaparola costante e continuo di generazione in generazione, guide's free.
La Cucina è a vista, ma protetta "dal vero", che, in autoctono, significa ampia vetrata, antiproiettile (qua si caccia ognidove e ognisempre) e antischizzi, vuoi del poppante seduto in sala, come della siora dall'Armi alle prese con sughi e pignatte.
Anzi, per solidarietà, ad una cert'ora, in questa ideale vetrina-palco culinaria vedete pure la famiglia desinare di quanto anche a voi viene servito. Abile tecnica di strategia comunicazionale per dirvi: fidati!
C'è una certa italica tradizione per cui, con attenzione, trovasi a volte locale eletto a monoproposta, vuoi di frattaglie, vuoi di minestre o anche di soli dessert. Qua, senza neanche tanto spremer di meningi, vi potete percorrere una intera ... Cipollalonga.
Ma, a questo punto, tanto vale spiegarla meglio.
All'ouverture vi potete trovare gli affettati (due) però della casa doc. Una Soppressa veramente degna di tale nome, tanto che, a fianco della licenza sale e tabacchi posta a tergo della cassa, si specifica pure origine, concia e stagionatura familiare de à creatura.
Anche la Coppa è degna comare d'insacco, ma la Soppressa merita, senza fallo, ai quattro palmenti.
Ad accompagnare tali dame, sottaceti che non sono nè della saclà e tantomeno di quattro salti in salamoia: leggi Cipolla (e daje che si comincia) così come peperoncino. Buoni. L' assenza di conservanti vari li riconduce, nel gusto, a decodificazioni papillari che vi riportano ai tempi del sillabario e del pennino con l'inchiostro [ebbene sì, siamo baby boomers della prima infornata :-((].
Poscia vi proporranno le Tagliatelle, ma poichè non sono della casa e non sappiamo neanche di che ditta, lasciatele perdere, sia che si tratti di funghi o pummarò.
Buttatevi invece con doppio salto carpiato su di un piatto che, per questioni di galateo non propone più nessuno: lo Sgombro con la cipolla.
Ecco, diciamo che, se venite achì con la strategia di "concretizzare" già al primo acchiappo, ebbene, andate in pizzeria. Qui vengono coppie già consolidate dal tempo o dagli inevitabili figli che, in genere, seguono.
Mirabile, davvero, un'esperienza da provare, come il pani cà meusa in Vucciria plena.
Nel vostro palmàres avete già incoronato papille e derivati di craccosità, alajmitudini e quant'altro...se non avete provato pure questo ne avete ancora da pedalare per pignatte e tavole veraci.
In genere, per attutire... afflato di terra e di mare vi proporrano dei pomodori, può capitare anche qualche...Cuore di Bue. Tagliati in due con un sorriso a tutta polpa e 32 semi. In stagione, deliziosi, con basilico fresco dell'orto dietro l'uscio; altrimenti, tanto per essere coerenti, con cebolla oppure più discreti capperi, che però non sono di Pantelleria.. evabbè, non si può avere tutto dalla vita.
Finito l'Onion Tour? Macchè, e le Frittate dove le mettete?.
Qui sono veramente speciali, chissà se usano ...il lievito madre. Ve le portano su pignatta specifica, un po' come fanno ad Alicante con la Paella. Solo che qui la pignatta è alta e la frittata pare quasi un panettone. 2 Versioni: cabrio e diesel...no scusa, quelle sono le Bmw; ai formaggi e....udite, udite, ma sì, con soppressa e cipolla. Notevole, 'na frittata così non l'ha fatta manco la miglior Inter morattiana. Provare per credere, la frittata, tanto noi siamo dell'altra parrocchia meneghina.
Il vino è della casa, ma non sa nè di legno, nè di muffe. Quel "vino del contadino" di cui si è favoleggiato per lustri...qui è vino vero, anche se senza etichetta e pedigree.
Bene, adesso non fate gli andreottiani che a pensar male ....no, la Cipolla al dessert non c'è, manca! manco stessimo completando la raccolta delle figurine Panini.
In compenso, dei Biscottini della casa che non sono niente male. Magari non di alta pasticceria; non siamo certo a livello dello scrigno da mille e una calorie che vi offre Beck, ma fragranti e freschi, al contrario di molte friandise galeotte che vi portano altrove assieme a conto e caffè (ah, sì, approposito, qui dovete proprio scialare per superare twenty level, quei ventieurazzi che vi possono scappare in men che non si dica anche ad inzuppar di brioche e cappuccino in Via della Spiga).
Un locale per famiglie (capirete, passare la gitarella domenicale in qualche tristellato non è invero cosa agibile per tutti), ma meta anche mirata di nostalgici del "quand'ero ragazzino io"; potete incontrare infatti un Ennio Doris (l'altra metà ...assicurativa di Arcore) in tenuta casual così come qualche altro più o meno anonimo cumenda a rinvangar del tempo che fu.
A parte la voluta caricatura che abbiamo presentato della Cipollalonga, i piatti sono fatti decisamente con piglio originale e corretti nella loro deontologica rivisitazione, anzi mantenimento di un' epoca e di un atmosfera in cui, anche il solo uscire per la gita fuori porta, era una conquista fatta di cose semplici e genuine, senza cristalli di Boemia e tovaglie di Fiandra, magari con qualche stellina e canguro ad occhieggiar d'insegna che fa tanto in da smart society, no soppressa&cipolla, si rucola&sushi. Un Panda, così, tanto per gradire. In segula, segulorum. Sararlo.
OSTERIA LUCIANO DALL' ARMI
Castelli di Monfumo - Monfumo (TV)
Tel. 0423 - 560010
Chiude il mercoledì
Cuenta media: 18-20€
Categoria: Sararlo Graffiti
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