Nella nostra oramai quasi esperienza lustra del navigar di gola tra NG, Forum e Blog associati abbiamo conosciuto diversi personaggi.
Un’esperienza antropologicamente interessante con sorprese (qualcuna), conferme (molte), piacevolezze (a volte, non sempre) di vedere come ci sia chi si confronta meglio nella realtà virtuale piuttosto che in quella reale (e viceversa).
C’è qualcuno, invece, che è paro paro sia che tu lo incontri in carne e ciccia come lungo i percorsi virtuali di congiuntivi e complementi oggetti farciti di paccheri o fassone.
Stefano Parenti è uno di questi personaggi e, che sia Enociccio o S&P, è sempre piacevole interagire con lui.
CiccioStefano è una figura curiosa, una delle tante in una realtà sociale ed economica come la nostra in cui si cerca virtuosamente di conciliare pane e companatico che, in questa versione, sanno di lavoro e passione resi ottimali anche da una famiglia unita e dedita alla mission comune.
S&P, durante la maggior parte del giorno, è in tuttaltre faccende affacendato, tra l’ altro in un’attività che non è manco parente del mescere di Pignoletto o dello spadellare di vermicelli e coleotteri assortiti.
In questi ultimi anni, nell’incrociarci tra reality vera e vita navigante, abbiamo visto concepire e nascere la passione di una vita fatta realtà, ovvero la premiata Enoteca Parenti; tuttavia non avevamo mai avuto la possibilità di sederci in pace ai suoi tavoli e sciabolare di ganascia tra un piatto e l’altro ancora.
Per gli imprevisti della vita, siamo capitati, catapultati all’ultimo momento da terre romagne, tra le viuzze di Castel S.Pietro Terme, in via dei Mille al civico 8.
L’Enoteca Parenti è un locale piccolino ma ben proporzionato tra le sue diverse componenti.
Si percepisce la forte radice vinaria alla base del progetto, i bancali sono ricchi e ben rappresentati.
C’è veramente di tutto un po’, con alcuni approfondimenti molto interessanti.
In una sala, al bancone, si può passare (quasi) ad ogni ora per minchieggiare in libertà tra un calice e qualche ciotolina alla famolo spriz e non solo.
Un mini salottino a parte fa un po’ Cova & dintorni.
Nell’altra sala i tavoli sono gestiti sagaci.
Alcuni ad altezza di panza per desinare regular, altri un po’ più alti, quasi alla tapas vivendi.
Si può scegliere.
Noi, viste anche le parecchie primavere, preferiamo sederci alla no Tapas no party.
Ebbene sì, lo confessiamo, abbiamo trattato il buon Stefano un po’ da Minestraio ma, oggettivamente, le tentazioni primere erano tante e troppe per rinunciarci.
A iniziare da un Tortino con patate e mortazza di Pasquini.
‘na roba semplice, che pesca da una tradizione familiare e terragna che ne prevedeva interpretazioni anche più ardite, addirittura con farcia di trifola.
Sì perché, forse pochi lo sanno, ma la famiglia Parenti ha parenti in linea ginecologica, pardon, volevamo dire genealogica, che hanno già esercitato ai fornelli.
Enociccio, quindi, continua la dinastia anche se, per ora, un po’ part time.
Altro giro di giostra con il Friggione di cipolla con Piadina.
Ci siamo veramente divertiti, anche perché del friggione ne avevamo sentito più che altro parlare.
Si comincia sobbollendo pazientemente ad oltranza cebolla Medicina, una dop praticamente a km.0.
Poi ci sono altri piccoli trucchi & segreti della cucina della nonna, quella che cominciava la mattina e terminava solo la sera ad essere la Regina del Focolare, inteso veramente nel modo più nobile del termine.
Ottimo, applausi pavarottiani e bis bis alla prossima.
A questo punto, dall’Enoteca parenta potremmo anche alzarci, sazi nello spirito … ma, ma la panza ha le sue esigenze, e poi con S&P abbiamo un po’ di cose da raccontarci.
Una per esempio è la Zuppa di Zucca, dicesi stavolta importata da stretta tradizione ferrarese, là ove abitavano i Finzi Contini nel loro giardino.
Tonica, di sostanza, eppur lieve.
Ci si giostra al meglio con quanto possa dare non solo la cucurbitacea, ma pure patate e porri messi ad inzuppare con perizia.
Lontani ricordi nonneschi ce la fanno rimembrare con qualche seme zuccotto spadellato e messo al centro a fare colore e croccanza. Probabilmente è un’ usanza trevisana. Tra le nebbie estensi si costumerà diversamente.
Continuiamo minestrai … impastati.
Cosa vorrà mai dire Vermicelli alla “Mia Matriciana” ?
C’è chi, quando nun je passa il tempo, si fa ‘na cicca o maramalda via web … e c’è chi invece fa un giro in Cucina e lì fa sobbollire un ristretto qua e un ripieno là.
Stefanociccio è fatto così.
Ecco allora che c’è ancora chi, brerescamente, si reinventa consecutio ipercaloriche e chi, invece, sempre lui, rilegge a modo suo à matriciana del suo cuore.
Vi diciamo solo che il lardo viene da tre fonti diverse, ma non è qui la genialata che deriva invece, almeno per nosotros, dall’ uso sapiente di ricottazza affumata.
Poiché la bocca non è ancora impastata a sufficienza (infatti, ottimo il Riesling di Vallania) oramai siamo in balia della Cucina: prova qua, prova là, tanto sei tu che parli di cilindarata gastrica, quindi o ci sei o ci fai.
E vabbè, ognuno, come diceva Pirandello, ha la sua faccia da portarsi appresso, e i piatti in cerca … d’allappo diventeranno più di sei. E’ scritto, anzi, ne stiamo scribendo.
I Ravioli di fegatini su ristretto di quaglia confermano che, almeno sui primi, qua non ce n’è per nessuno.
Diciamo che, per puro gusto personale, li avremmo spadellati un po’ di più.
Bella l’ intuizione di passare al torchio la quagliotta per farne riduzione.
La bella Manuela, persona riservata, autentica caposala della vivanderia Parenti, nonché paziente (ed eroica) consorte del nostro si fa avanti, rompe gli indugi e ci porta i suoi Canelloni.
Sembrano delle Lasagne, a dir la verità, ma è solo per conciliare l’ergonomia dei quattro fuochi (si narra di cucina a dimensioni … pierangeline), con teglia di cottura e servizio associato.
Senza scendere troppo nei particolari o nel design edibile si conferma ancora una volta ciò che abbiamo trovato pria.
Si può rispettare quasi filologicamente la tradizione senza violentare i nuovi codici di Chenot o del catodico Gambacorta.
Lasciamo i sentieri minestrai per addentrarci nei misteri della carne.
A dire il vero ci avevano incuriosito diverse cose: dalla Braciola di maiale in crosta di parmigiano alla Faraona in umido tuttavia, forse guidati dall’inconscio che presagiva cosa sarebbe realmente successo, avevamo optato per una per noi originale Coppetta di maiale con cicoria e mele.
In realtà pensavamo che la “coppetta” fosse una reinvenzione by home della tradizionale Coppa suina; oggettivamente il suino c’ entrava, ma la coppetta si riferiva unicamente all’assemblaggio di fettina maremma e maiala.
Comunque divertente, made by Manuela.
Un piatto che strizza l’occhio alle lettrici di Vanity Fair o, comunque, a quella (e vasta) “altra metà del cielo” che dicesi bazzichi numerosa in questa vineria con uso di tavola & so on.
Probabilmente, o prudentemente, è per quello che CiccioStefano se ne sta a guatare i bollori del ragù e Manuela veglia in sala.
Si conclude in gloria, ovviamente, con il mitico Pistocchi, presente con una delle sue creature abbinata a Crema Chantilly.
L’ Enoteca Parenti ha una peculiarità, anzi due.
E tutto gestito con molta cura, passione vera.
Si percepisce che qui si lavora anche e soprattutto per il piacere di traslare bene, al piatto, quella che, comunque, è essenzialmente la passione di gente, Stefano in primis, ma anche Manuela e il bravo Matteo, che amano star bene anche dall’altra parte della staccionata.
Mutatis mutantis, abbiamo riscontrato alcune sfumature come a Vite, il nuovo locale di Andrea Muccioli, uno che, da una vita, bazzica tavole più o meno blasonate per il puro piacere della convivialità curiosa e consapevole.
Nei piatti si percepisce la ricerca (e il mantenimento) della tradizione, ma con un tocco personale, che non sta solo nella pazienza del bolli, bolli pentolino, come si faceva ai tempi della nonna, ma anche con qualche piccola rivisitazione pertinente ed equilibrata.
Poi c’è l’altro aspetto, che è conseguente.
L’attenzione per il territorio, per quelle piccole nicchie di produttori, artigiani, che fanno filiera e trama di base a tutto l’ambaradan.
Certo, al banco troverete vari supercru, in primis le cedronate in scatola; è presente Osvaldo con i suoi prosciutti; sui formaggi non si scherza, ma tutto il resto è territorio e ancora territorio.
Da noi, nelle ex terre Serenissime, sta prendendo piede il fenomeno dei locali a Km.0; i Parenti Enotechi questo lo stanno già facendo, da tempo. A loro, quindi, un Km.0 ad honorem per cui vale la pena, per loro, se capita, di fare qualche chilometro in più, e non solo per incrociare gli occhi appassionati e cordiali di Enociccio o per vedere la sua bella Manuela.
Bravi, e senza necessariamente passare per i portali di Forum o NG.
ENOTECA PARENTI
Via dei Mille,8 – Castel San Pietro Terme (BO)
Tel. 051 – 948464
www.parenti.com
Cuenta media: 30-40€
Antipasti: 4 –5€; Zuppe e Primi: 6-10€; Secondi: 8-15€; Dessert: 5-6€
Categoria: Sararlo Graffiti
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