Questa è una storia vera, una storia forse che piacerebbe a Camillo Langone; chissà se qualche hacker di passaggio si fermerà al narrar di gesta e mussi (leggi Asini) oggetto di una saga senza tempo che si svolge tra i Colli Berici.
Si sa, in ogni paese si dedica la via principale a qualcosa di significativo che nobiliti il luogo, magari con un'apertura sul mondo. Prendete Cannes, già internazionale in epoca non sospetta, con la sua Promenade des Anglais; già Milano, capitale economica di Enotria & griffes assortite, non poteva che avere in Montenapo il suo faro indiscusso...ma che dire, allora, di un pease che ha dedicato alla sua Broadway una perlomeno originale "Via Peschiera dei Muzzi"? Ma i vicentini non erano magnagati? Adesso che fanno, si mettono sulla riva dell'argine a pescar di ciuchi? (attenzione, ciuco, in veneto, ha doppia chiave di lettura, leggi asino, ma anche ebbro ad oltranza...)
Mah, paese che vai costume che trovi, anche se, a dire il vero, a Sovizzo potete trovare un Osteria che si cela, financo dall'assenza di insegna, allo scorrere di mode, cucine di ceatività assortite per recitare, da cinquantanni, la stessa medesima liturgia. Pensate, hanno tanto rispetto per la privacy (vostra e loro) che, entro il perimetro del locale, non prenderebbe nemmeno il satellitare di Toni Capuozzo
Un' Osteria che ha una cosa in comune con Il Billionare (o come nei migliori Night di Mosca): la parola d'ordine per entrare, perchè qui non possono entrare cani e porci (mentre invece, in altri lidi, zavorrati di euri, potete sognarvi vip's per una notte). Eh sì, perchè la famiglia Filipetto, considerando il proprio locale come una vera e propria casa, deve conoscere chi si assiede ai suoi tavoli.
Le sale sono tre. La prima (si entra dal retro, bada bèn) è quella riservata ai "ragazzi della scorta" perchè, dicevamo, qui di personaggi Vip veri e propri ne passano assai. Poi c'è la seconda Sala, quella normale (due tavoli) e, infine, la Sala-Cucina dove, in piano sequenza, trovate caminetto/cucina, (la cuoca, sorda, salutatela solo, non chiedetele come va); il tavolo delle friandises e, poscia, vostro tavolo, ammesso che rientrate nel barnum del Vip di turno (badate, si parla di Nobiltà di lignaggio vera, quindi può essere un A.D. di multinazionale, ma anche gli Amici Cacciatori che, da una vita, hanno qui la loro enclave di beccacce, tordi e lepri in salmì).
Immaginiamo di sederci a questo tavolo. Anzi, di abitare questa sala. Se "siete di casa" (o, evidentemente, accompagnati a palati di tal fatta) potete indifferentemente tagliarvi qualche fetta di una miracolosa Soppressa Filettata, non parliamo del Salame, pure da Gotha suino; diluire momentaneamente il tasso di colesterolo farcendo il tutto con dell'ottimo pane a legna opportunamente riscaldato.
Vi girate, sollevate la pignatta e magari vi vedete qualche Beccaccia a pipare in sottofondo. Date una rimestata alla legna sul caminetto, dove magari stanno a sudare due.tre belle costate. Vi girate, date una pacca di spalla alla vecchiotta amplifon-free e vi rabboccate papilla di ottime cipolline quasi dolci nonostante frollate in salamoia; per non parlare dei peperoncini ripieni. Sollevate un altro coperchio, manco foste Harry Potter, e inanellate una tagliata veloce di qualche anello di cotechino, un Cotechino raramente mangiato di sì nobile concia, perchè sale e spezie ci sono, ma discrete, non disturbano la ciccia suina.
Due passi e quattro calici per la sala; date un'occhiata al Canarino zoppo; da Guinnes: pensate, un pennuto che da oltre due lustri ha salvato le penne pur stando a manco un metro dallo spiedo e che ha convissuto con gatto morto di serena vecchiaia l'estate scorsa. Ah, lo spiedo: meriterebbe una storia a parte per la galileiana arte di pesi e contrappesi messa in opera dal nonno fabbro di Bianca, l'attuale proprietaria, sfuggita per caso al casting di Pupi Avati nella "Casa dalle
finestre che ridono", purtuttavia laureta puntualmente a Padova, in Giurisprudenza, con la bellezza di un 110 cum Laude (ma senza Bacio Accademico ... per motivi facilmente intuibili).
Bene, avete sgavazzato, sollevato coperchi, mangiato manco foste ad un qualsiasi raduno alpino ed ecco che è l'ora di sedersi.
A noi ci è capitato un ottimo Risotto con Radicchio e Salsiccia, un classico di pedemontana nordestina, tuttavia perfetto per l'equilibrio delle diverse componenti in gioco.
Il Vino della Casa omaggia etichette che sanno di indiscussi blasoni autoctoni, leggi Anselmi o Maculan, ma, se avete quel benedetto Cheval Blanc del '69, ve lo aprono senza problemi (e senza diritto di tappo...). Abbiamo addocchiato (e assaggiato, con destrezza) anche degli ottimi Maccheroncini conciati come il risotto e destinati ad altra sala, ottimi pure quelli.
Poscia, vi può capitare quello che schioppo amico ha colto per voi (ci siamo dovuti accontentare di "quattro" beccace al tegame: cosa volete, c'est la vie), ma pure la Casa, di suo, può fornire ottime Salsiccie o Costate o, udite, udite, ottimo pesce che va oltre lo scontato Bacalao alla vicentina.
Occhei, vien da sorridere a tutto il bau-bau, micio-micio che a volte si crea sulla visibilità di un locale, magari by web supported; sui flussi gestiti o gestibili dalle Guide; qui, i flussi che portano alla Peschiera dei Muzzi (ma dove se lo sono inventato un nome simile) sono mirati e motivati, non c'è moda o penna gastroguru che tenga.
Time-Out salutistico. Dopo orge caloriche di Penna o di Piuma vi potete veder arrivare una delle cose che più mi ha epatè in questo duemilaeccinque in cui non mi son veramente negato nulla: dei Raperonzoli Selvatici di campo saltati con Pancetta: da urlo, da piluccare con mano religiosa unoaduno per la collottola, pardon per la radice; da inserire senza fallo nel mio teorico Pranzo di Babette annuale, con pari dignità accanto alle creature di tutti gli Alajmo, Cracco, Portinari, Mestriner
che danno alla mia vita turbo e fiato per aderire al "Warren Club", ossia a quel Paradiso (o, forse, più realisticamente qualcos'altro) che attendere possa a iosa et oltranza.
Bene, i coriacei villi di palati impenitenti ci hanno fatto solcare le sette leghe anche di questa curiosa e piacevole esperienza che approda, come in ogni bella storia, al dulcis in fundus, che può essere il più vario (un nostro "commilitone", per festeggiar bisboccia, si era nientemeno fatto arrivare un SacherTorte da Vienna, così, tanto pour epatèr le bourgeois), ma se vi affidate alle dolci mani della casa vi arriverà una fantomatica "Bavarese all'Amaretto"... ma dove l'avranno pescato il Link Bavarese? In realtà trattasi di una specie di megatiramisù a dimensione di ciotola da collegio dove, al posto dei savoiardi, ci sono dei più terragni amaretti.
Comunque ottimo, da cucchiaiata multipla. Chi scrive, tanto per far festa, ha portato una delle chicche di questenoanno, tale Verduzzo 2003 di Marco Sara, una creatura da poche centinaia di bocce, at prima tiratura d'etichetta, scoperto da baby fenomeno Scarpitti, che vi manderebbe in Paradiso...sentore lungo di barrette di mandorle tostate e caramellate come alla festa del Patrono. E' stato visto uno della ciurma, forse un po' verduzzato ad oltranza, cercare di darlo a Canarino Gambadilegno.
Bene, l'ora volge al desio, ma il ricordo di questo locale "non insegnato", "non guidato", nada de nada, insomma, se non password adeguata e passaparolachelososoloiomatelodicoatechesolopuoicapire, è un'esperienza da fare una volta nella vita, almeno, anche per Camillo Langone.
Il conto? Boh.
Considerato che lo Cheval Blanc ve lo portate da casa; che la SacherTorte qualcuno sempre la ordina; un Verduzzo si trova sempre; le Beccacce arrivano già spennate e frollate; la visone del Canarino à gratuita..credo around 30-40, anche perchè, pur non avendo insegna, sono dotati di partita iva e la ricevuta la fanno al Gatsby di turno...
Ah, se chiedete come souvenir la "card" del locale, vi stamperanno immantinente, su trovatello foglietto da bloc notes, il timbro, con partita iva, per le ricevute...
Mai Mussi (anzi, Muzzi) furono più divertenti.
TRATTORIA FILIPPETTO
Via Peschiera dei Muzzi
Sovizzo - (VI)
Tel.0444 - 379020
Chiude il lunedì
Categoria: Sararlo Graffiti
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