Il suo nome è Filippetto, Davide Filippetto.
Segnatevi questo nome, potrebbe tornarvi utile, un giorno, per le vostre possibili peregrinazioni tra Aurelia e Postumia, le antiche consolari del Veneto centrale.
Borgoricco è nome di buon auspicio, per i suoi abitanti che una volta coltivavano i campi e poi hanno eretto i loro capannoni di padronicini tra i graticolati romani dell’antiqua S.P.Q.R.
A sentirsi proporre “andiamo da Storie d’Amore ?” uno pensa di venire trascinato in una pasticceria o quantomeno in un atelier di veli nuziali. Niente di tutto questo, a partire da una Juliette Binoche che ha le fattezze di Davidone nostro, aitante 31 enne che, a vederlo, vi convincete che la sua vocazione è nata fin dalla culla.
La location è rustico romantica (forse da lì il nome) e si entra attraverso portali di legno da cui uscivano, sino a qualche decennio orsono, “quelli che” facevano la fattoria degli animali.
Davide Filippetto è un altro dei Dal Vero boys, un giovanotto che ha fatto il suo cursus honorum in locali del territorio, ma il cui passaggio dalle parti di Badoere ha lasciato il segno.
Lo vedevamo, grazie anche al proscenio mestrinero, sudare i cosiddetti sette camicioni per farci arrivare al piatto creazioni in cui si intuiva che, se la progettualità era quella del Catapulta Jones dei fornelli lui, perlomeno, era un ottimo ufficiale in seconda.
Da tempo sapevamo che Di.effe stava per aprire la sua nuova attività e da tempo gli facevamo la posta.
Ora quel momento è arrivato: il sindaco ha tagliato il nastro tricolore pochissimi giorni fa.
Ne andiamo a narrare, quindi, i primi vagiti, che ci sembra confermino tutto il bene che pensavamo di lui.
Il Menù si alterna tra due degustazioni; si può andare classicamente à la Carte, ma vi è anche la proposta di un Grill facilitante per i più timidi o i meno esperti. “Sa, qui non siamo a Montenapo, dobbiamo cercare di intercettare un po’ le esigenze di tutti”.
Si percepisce già che si parte con l’ambizione di proporsi al meglio, consci di una professionalità e di un valore che si presentano al confronto con un mercato di appassionati o anche semplici avventori in cerca di … storie d’amore con la tavola, appunto (che, comunque, per noi rimane un’ insegna più da pasticceria che da Ristò, pur se di campagna).
Il saluto della Cucina parte già con il piede giusto.
Bombolone di mozzarella e acciughe su di un ristretto di rosmarino; ottima la scelta di quest’ ultimo che valorizza un food street altrimenti un po’ scontato, pur se di eccellenza.
E la stessa cosa avviene con una delle proposte che più ci ha epatato, anche se presentato come cenerentolo secondo saluto della sala fuochi: Gelato di fagioli di Lamon con gremolata di patanegra e olio del Garda (Le Selve, n.d.r.).
Very performing, tanto più che ce lo siamo rifilato a coppetta su di un pan brioche eccellente made by Harmony Collection, e quindi fatto in casa.
Usciamo finalmente in mare aperto gettando l’ancora su delle Capesante in camicia arrostite al pepe di cubeb, spuma di patate viola e guacamole.
Un bel piatto, curioso, dalle atmosfere vagamente cracchiane per vari aspetti. La strizzata d’occhio orientaleggiante, innanzitutto, con accostamenti potenzialmente eretici, anche se oramai divenuti instant classic (la camicia proviene sempre dall’ atelier patanegro); un bell’ equilibrio tra salinità e rotondità lunghe nel finale; il gioco di colori rispettosi di un impiatto fatto con mano felice.
Anche il secondo tempo dell’ ouverture iniziale conferma tutto il bene di quanto sinora udito all’occhio e al palato.
Infatti, dalla Scaloppa di foie gras extra d’oca con fichi, patate americane croccanti e liquirizia ci giunge l’ennesimo contropiede.
Non avevamo scelto certo il piatto per la nobiltà dell’ epatos pennuto, ci incuriosiva, invero, cosa poteva saltar fuori dall’abbinamento con il tubero yankee e la radice calabra.
(Quest’ anno abbiamo trovato piacevolmente riabilitata la patata dello Zio Sam … in fondo anche le peggiori crisi, subprime or not, possono portare seco qualcosa di buono).
La cosa divertente, invece, è stata la sfoglia di base di fichi che regala un tocco personale in una generale armonia ben temperata.
Si cambia marcia e si riparte in prima.
Le tentazioni, invero, sono molte e assai, a partire da un Risotto con i porcini e midollo.
Tuttavia, confidando sulla legge del buon ritorno, volgiamo il palato arrappaho altrove.
Con le Storie d’ amore ci si arrappa, giusto?
Infatti, il piacere orgasmolettico si può incrociare con dei ghiotti Gnocchetti di patate in farcia di mortadella IGT, saltati con panna acidificata e mousse di gamberi.
La Mortazza proviene da un assemblaggio di Oca e Maialino da latte eseguito nella factory di Jolanda de Colò; della banda fanno parte dei pistacchi che non sono per nulla decorativi (verde e rosa fanno molto Jakie Kennedy) , ma si maritano bene, nel viale del tramonto e cucchiaio, con i gamberozzi moussati.
A seguire ci siamo sentiti per un attimo a Scherzi a parte.
Ebbene, recitava il copione: Ristretto di porcini con tortellini al foie gras e fior di latte.
Vabbè che avevamo già dato con generosità… tuttavia ci siamo visti arrivare una fondina dove il contenuto ci sarebbe stato, a farla grande, nella manina di un poppante.
Davidone Chef ha prontamente sbloccato la nostra … timidezza versandoci la broda ristretta, così tutto è tornato come da attesa di comanda. Un bel piatto dove si sono esaltati a vicenda l’ essenziale liquidità porcina e la cucchiaiata di fior di latte “una specie di Philadelphia, fatto da noi, in casa” con panna, latte, yogurth e due gocce di limone.
Un piatto che mantiene bene le promesse iniziali, laddove, anche qui, il Foie non faceva più di tanto, per noi, da specchietto per allodole anche se, a dirla tutta, i turtella erano così mignon che le mani azdore, probabilmente, venivano dal golfo del Tonchino, escludendo a priori quelle di Di.effe o di uno dei suoi due aiuti.
Tirem innanz.
Arriviamo al capitolo 6 o 7 della storia alla Peynet in salsa borgoricca.
Dicevamo che il paròn di casa è passato per curricula dalvera in gioventù. Ecco allora che un omaggio al maestro ci stava appieno: Strippemo, tributo ad Ivano.
Ci troviamo una pokerata di trippe, tutte fassone, declinate per i vari passaggi tra duodeni, stomaci ed esofagi.
Qua non c’entra il Cazza, divenuto oramai fonte blindata, ma un bravo trinciante d’albese, tale Piero Oberto.
Ecco allora che si narra di Doppione, Millefoglie, Nido d’ Ape, Esofago; per ognuno qualche piccolo decò a parte.
Un piatto potenzialmente interessante cui manca, per noi, quel tocco d’ala personale che abbiamo trovato nelle intriganti preparazioni precedenti. Chissà se dipende da una fornitura da affinare meglio o, più semplicemente, dal fatto che, quando corri da un anno per aprire la tua attività, tante e tali sono le ambasce, il più delle volte gratuite (anche qui gli ennesimi episodi di quanto sia difficile avviare un’impresa nel terzo millennio italico) che possono aver distolto Di.effe Coco dal poter curare tutto ma proprio tutto, come ha dimostrato sin qui di saper fare, con dettagli e pennellate d’autore.
Ritroviamo ancora Dal Vero nel Piccione Vaggiatore.
Un premessa. Ivano da Badoere ci aveva abituato alle sue interpretazioni-riflessioni su alcuni classici: tipici esempi le Uova e Asparagi, Il Bollito, finanche le declinazioni del Foie Gras.
Una specie di rosa, rosae, rosae in chiave di cooking.
Quella del Piccione Viaggiatore era una delle tante idee che volavano periodicamente per la cucina con vetri a vista senza essersi mai deposta sul piatto. Sarà che qui a Borgoricco piatto ricco mi ci ficco, ma hanno completato il ragionamento cartesiano in maniera congruente.
Mini Sopa Coada (solida e ottima); Arancino con coscia caramellata: suggestiva la zampa grifagna che si erge alla Stepehn King, ottima ancora la rienterpretazione da food street degli arancini, con fegatini piccioni & riso.
Bene il Petto scaloppato, così come anche il Filetto in salsa fillo con crema di sedano rapa e un velo di ginger non solo decorativo.
A finire un piccolo Hamburger con fegatelli e salsa di pummarò from Pachino.
Complessivamente un piatto ben pensato e altrettanto riuscito, con alcune punte di eccellenza, in primis la Sopa Coada solida.
Insomma, di voli ne abbiamo fatto a iosa, Piccione navigante o meno, ma questo ragazzo ci sta incuriosendo e allora facciamo l’affondo finale. Quando era Badoere cooking.man aveva esordito come pasticcere.
Nell’attesa arriva una ciotolina amicale di Mosto di Raboso con patata americana. Bucolico alla Ermanno Olmi q.b.
La cilindrata gastrica è ben carburata per gli ultimi giri di pista.
Divertente la Millefoglie di frangipane e budino di mandorle con pesche sciroppate ai fiori d’arancio e gelato all’amaretto. Piacevolmente e complessivamente equilibrato. Qualche virgoletta da mettere a posto, ma nulla di che.
Divertenti anche i Che Palle d’ Autunno, dove si ragiona di Mousse ai Marroni ricoperta al Chocolat, Sorbetto al Melograno, Pallozze di Cachi con Marron Glacè al Rhum e Gelatine al Miele.
Si gioca rilassatamente alle tre carte, che qua sono pallottolarmente rotonde.
Piccola patisserie, ricchi premi & cotillons.
Esperienza completa, piacevole, che indica una buona mano.
Vabbè che il ragazzo spignatta da quand’era in calzoni corti, ma trovarsi in prima linea è sempre un prova del fuoco
davanti a cui bisogna trovarsi pronti e Davide Filippetto lo è.
Averlo voluto testare a pochissimi giorni dall’alzata di serranda non voleva certo essere un trabocchetto, ma semplicemente la curiosità di conoscerlo direttamente e senzafiltri (come era capitato a Badoere e in un altro locale in cui si è tenuto allenato in questi mesi).
Tuttavia, come in tutte le belle storie (anche d’amore) la quadratura del cerchio si ottiene più facilmente se si è in due e ben affiatati.
Massimo Foffani è un giovane ristoratore di lunga esperienza, patron di un rinomato locale (normale) nei pressi di Vigonza che ha deciso di trascorrere la seconda parte della sua carriera professionale potendo fare meglio e divertito quello che più lo appassiona: qualità di Cucina (affidata a Davide) e di Cantina, per cui è provato e consumato Sommelier. Davide, quindi, ha le spalle coperte. Iniziare, soprattutto di questi tempi, una nuova attività richiede nervi saldi e controtegami che non hanno solo necessità di essere alimentati da fuoco sacro, ma anche da qualcos’altro… pur se la possibilità di esercitare a Borgoricco non può che essere dei migliori auspici.
La Cantina, come dicevamo, presenta diversi spunti interessanti, con etichette note e blasonate, altre meno note ma che promettono bene, frutto come sono di attenzione e ricerca.
Da segnalare l’ ampia scelta di Grappewwiski, soprattutto le prime, oltre una 40ina di etichette.
Una avventura, quindi, che ci fa piacere aver visto nascere in culla; un locale di una dichiarata ambizione, ma con i fondamentali che la sostengono.
Una proposta da prendere in considerazione, con l’attuale stato dell’arte, che può valer la pena di provare in un raggio d’ interesse di gola di una trentina di chilometri.
A voler proprio cercare il pelo dell’uovo … un locale così, dalle mille tentazioni e dalle sale raccolte e complici non poteva essere battezzato, più intrigantemente, Tentazioni di Gola ?
Storie d’amore sa un po’ di Resnais e di Deauville, come l’anno scorso a Marienbad.
STORIE D'AMORE
Via Desman, 418 - Borgoricco (PD)
Tel. 049 - 9336523
Chiude il Giovedì.
Cuenta media: 60-80€
Categoria: Sararlo Graffiti
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