Perdersi per i dolci declivi dei Colli Euganei fa bene capire come possa aver perso la testa, fino a dormirci qui per sempre, dalle parti di Arquà, tale Petrarca, che fermossi ivi dopo aver perso la testa prima peruna Laura dalle trecce amorose.
La Montanella è un punto di ristoro affidabile e sicuro da quasi cinquant’anni, e soddisfa diverse pulsioni, da quelle dei Gourmet in S.p.e., alle coppie che vogliono rivivere, ispirate forse dai luoghi e dalla panoramica, rime baciate o anche più spinte, suscitate dal Poeta e la sua Musa (o dai semplici corsi e ricorsi ormonali), così come nuclei familiari in convention da fine settimana con figli e nipoti a rimorchio come un tender.
Si vede che qui si respira aria di grande ristorazione, intesa senza dubbio per la notevole capacità di coperti che può soddisfare, ma anche per come il tutto sia sorretto da una professionalità che ne ammortizza egregiamente gli indubbi rischi dell’essere locale … extralarge, per chi, naturalmente, è aduso guardare anche oltre il piatto o il calice di portata.
Giorgio Borin è il genius loci, di seconda generazione, ma che ha saputo dare al suo locale un’ impronta caratterizzata da cordialità e professionalità assolutamente discrete, pur se simpaticamente complici con l’avventore.
Quello che ci ha colpito favorevolmente da subito è stato come, pur a fronte di tavolata composita, con Nonni e marmocchi, il nostro Gi.Bo.abbia saputo, pur se per lo stesso tavolo, dare il via a comande diversamente sincronizzate.
Ergo, dopo pochi minuti, ai pargoli venivano già servite le pietanze che ne distraevano la fame irrequieta dalla perversa attenzione per quegli stramaledetti giochini che sanno di Nintendo e nient’altro… dando respiro ai genitori di prima e seconda generazione che potevano godersi il domenicale senza recitare continuamente, come un disco rotto: “stai fermo, aspetta, guarda come si comportano gli altri bambini” (frase peraltro manierata e assolutamente di circostanza).
La proposta in Carta è abbastanza esaustiva per soddisfare le curiosità e le affinità palatali più composite.
Noi ci siamo baloccati con un Baccalà mantecato e relativa Tartare di Pere, il tutto allietato da crostini di pane alle noci,forse un po’ troppo “croccanti”, ma che ci hanno comunque permesso di assemblare in vario modo il Baccalà, divertentemente servito in una mise sferica come si usa in gelateria.
Testimone da sempre del locale è un piatto che ha confermato per l’ennesima volta il suo valore.
Un Risotto alla Quaglia che torneremmo anche domani a sforchettare con piacere.
Presentato d’ordinanza, con mezza quaglia messa a covaresopra per completare il medaglione, ci è piaciuto sopratutto per l’ottimo fondo di cottura che lasciava percepire quasi sentori di lieve gratinatura, forse perché della Quaglia, a fare soffritto, deve essersi usato sapientemente tutto, carcassa & frattaglie comprese.
Qui le porzioni sono ancora pre.Messeguè, non da portuali camalli, che diamine, ma comunque generose ed elargite senza risparmio, nemmeno se chiedete, ad esempio, un piccolo assaggio di ”quella robina là”, al secolo dei Ruffioli di Zucca e Finferli.
In pratica dei Ravioliche sembravamo quasi dei piccoli cannoli avvolti con destrezza.
Tuttavia, per un presunto “assaggio” ne sono arrivati sei, o forse più, jumbo addobbo micologico compreso, e pertanto non siamo stati i soli ad aversollevato la Cloche che li teneva in caldo al grido del famoso “ancora uno e poi basta…”
Il locale fa parte di un circuito che vede una serie di più o meno storici ristoratori padovani impegnati a mantenere tradizione e qualità, di stagione in stagione, che si tratti di Materia Prima o di Cultura tout cout, ed infatti, forse in omaggio alMantegna cinquecentenario, sono stati rispolverati due piatti cui si voleva attribuire pure pedigree rinascimentale.
Il Prosciutto Cotto nel vino rosso con corolla di cipolle caramellate ci è stato descritto come “molto buono”; noi, invece, abbiamo giocato a rimpiattone con un Papero alla Frutta.
Passato al forno, la pellaccia era stata resa ben commestibile e intonata con la polpa sottostante, mediante una sgrassatura fatta ammodino. Le composte d’ispirazione rinascimentale recitavano di (quasi) mostarda di mele, qualche pera spicchiata,e pure qualche chicco di cabernet a fare simmetria di forme e colori.
Nulla di trascendentale, forse, ma nemmeno di stonato.
Sui Dessert si poteva scegliere Flambè, di Gelati, così come di Sorbetti o di Pasticceria regular. Ecco allora che ci siamo fatti traviare da una Delizia di Pesche con Amaretti e Salsa al Lampone, una specie di Bavarese del frutto, decorata sulle 23 a mo’ di Pinocchio con un cannolo a scomporre geometrie codificate.
Carta dei Vini dalla quale traspare una grande passione del proprietario.
Va bene un approfondimento puntuale di una zona come quella dei Colli Euganei che ha fatto e farà molta strada ancora(approposito, ottimo il “Relogio”, recente successo di una ancora baby farm: Cà dell’Orologio), ma abbiamo occhieggiato anche di puntuali Cru dai quattro punti cardinali di Enotria e pure delle verticalità bordolesi meritevoli di cahepau al Paròn Sommelier.
Ben fatta questa Carta dei Vini, con cammei puntuali e completi anche sui Distillati, ma non solo, sugli Oli, gli Aceti, con piccole attenzioni, in appendice, a possibili abbinamenti tra calici e vivande.
Voi direte, embè, cosa ci vuole.
Calma, non siamo in un tristellato, e neanche in un biforcuto (volevo dire biforchettato), ma in un Ristorante dai numeri importanti che, per certe attenzioni, potrebbe anche non avere nessun interesse a perderci più di un secondo, tolte quelle due o tre etichette civetta messe lì per abbindolare il parvenu di turno.
Servizio gentile, premuroso e non solo per la tattica sincronizzata scelta dal proprietario per assemblare al meglio i baby avventori così come l’adulto vorace o quello di semplice compagnia, ma anche un plauso a tutta la brigata. Si vede gente (mediamente) di lungo corso, fidelizzata alla casa e che ne interpreta al meglio la filosofia nel contatto costante con le diverse situazioni che possono nascere, per esempio, in una domenica farcita di combriccole catecumeniche o cresimali.
Dell’ ampio panorama abbiam già detto; del farne possibile e piacevole ritorno, traetene voi le conclusioni.
LA MONTANELLA
Via dei Carraresi,9 – Arquà Petrarca (PD)
Tel. 0429 –718200
Chiude Martedì sera e Mercoledì
Ferie da Gennaio a metà Febbraio e Agosto
Attorno ai 45€
Categoria: Sararlo Graffiti
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