Scritto per Peperosso, la memoria non ci sovviene se poi fece in tempo ad essere pubblicato o meno, stante la chiusura immantinente ed improvvisa della Zagat maccheronica.
Di Ivano Mestriner e del suo piccolo paradiso Dal Vero le cronache gastrointernaute se ne sono forse occupate per prime allorquando, sul finire del 2004, questo giovane autoctono, reduce da brevissimi stage presso Gualtiero Marchesi e Aimo Moroni, cominciò ad esercitare in proprio il suo talento per l’avventore prima di passo e, ora, sempre più per Scelta che ora viene achì non solo e non più per ammirare la Piazza di Badoere, una delle più belle tanto misconosciute piazze minori del Veneto, ma per divertirsi assai tra i poco più di venti coperti di questa enclave del gusto.
Ai suoi tavoli si sono seduti, ma soprattutto divertiti, palati certo non di primo pelo, da un Davide Paolini, ad un Luigi Cremona, passando per il “maccheronico” Camillo Langone.
Cè chi ha definito Ivano un “Catapulta Jones” dei fornelli (per la sua inarrestabile capacità di sfornare piatti nuovi manco la sua fosse una rotativa in technicolor, più che una piccola cucina del borgo) e chi lo ha definito un autentico talento naturale, paragonandolo al Golden Boy di riveriana memoria o a Baby Schumi che derapava e vinceva sui Go.Kart di babbo suo.
Che dire, niente, perché sedersi alla di lui tavola vale più di molte iperboli.
La Carta è in fieri, anzi, pardon, in ebollizione, e quello che trovate oggi potreste non trovarlo domani, perchè i Catapulta Jones usano così, ma un punto fermo lo troverete, ossia quella “Frattaglialonga” che, per percorsi di animelle, trippe e frattaglitudini assortite vi terrà con occhio vigile e palato divertito a scoprire quante invenzioni si possano fare con i pur umili tagli del quinto quarto.
E qui, in effetti, la collaborazione con Cazza Superstar, alias Franco Cazzamali, realizza delle sinergie che, al piatto, raccolgono plausi in un raggio oramai di decine di chilometri.
Cominciamo in punta di piedi, allorquando v’arriva un Poker di Mare in cui, tra divagar di rombi, calamari e scampi, l’oscar va ad un finto sushi, ove la pellaccia non è d’alga, ma di una sottilissima polentina al nero di seppia che racchiude un baccalà birichino (e mantecato). All’inizio ci cascate, è solo nel lento sferragliare di lingua & palato che v’accorgete del trucchetto subliminale.
Ok, saliamo di giri, il vostro palato boxer comincia ed entrare in coppia e con cosa meglio di un …. Calamaro da Corsa.
Ivano, su alcuni piatti, sembra oramai il Mago Oudini. Quello che sembra un Calamaro, in realtà, è cipolla assemblata in versione tentacolare; la farcia di milza fa il resto. Vorremmo cercare un paragone …Platinette no, ma se uno non conosceva bene … Eva Robin’s, all’inizio poteva cascarci. Ecco, qui è uguale, in un contesto che pare dipinto da Depero.
Il Gioco promette di farsi duro…ed ecco che entra in scena lo Smidollato, e chi senno’?
Dalla Pittura siamo passati nel campo dell’ architettura edibile.
L’osso, a mò di bicerin, tiene ‘n coppa à midolla.
Attenzione, fermi tutti.
Ascoltate il Sararlo. Prima lo fotografate, perché cose così vanno sul vostro savescreen da 3° Girone di dantesca e liceale memoria, poi cogliete l’osso, portatelo alla bocca e….ssslurp, un solo boccone di medulla: Sesso Puro! Come direbbe oloaP Marchi…e pluriorgasmico, se permettete esperienza personale, in quanto il primo approccio è la salinità di questo bon.bon, poi, per un attimo, sentite il vello dei quattro salti in padella e, infine, ….mai gavettone fu più apprezzato da papille e derivati.
OK. Cappotto. 69-0. Palla al centro, anzi… un brodino tanto per riprendersi.
Et voilà il Brodo che ti guarda, che potrebe starci bene anche come logo per “Welcome in Badoere”, come quei cartelli del Touring Club.
La Broda è un ristretto di vitello, gli occhi …sono occhi veri, non quelli di Lyz Taylor o Clint Eastwood, ma di umile et pio bove.
Sì, qualcuno (siamo gente oramai navigata) potrebbe storcere l’occhio (suo): fatevi coraggio, azzannate queste due “morositas” fatte espresse per voi. Consistenza duro elastica esterna, un po’ più gelatinosa inside.
Se foste…non vedenti, a mo’ di una delle famose tre scimmiette, l’effetto morositas sarebbe uguale, anche se non siamo ancora alla piccola pasticceria.
Ok, let’s go, la bandiera a scacchi è ancora lontana; testa bassa e pedalare, anche perché chi immaginerebbe che, andando di frattaglia, uno potrebbe inventarsi i Cappelletti all’Aglio Orsino con Lingua Salmistrata?
Si può, si può, almeno a Badoere.
Un consiglio. Andate a 2 tempi, come una Kawasaki: con una mano pescate direttamente il Cappelletto, con l’altra andate a scucchiaiar di broda, resa ancor più intrigante dal belletto fornito da elegante anice stellato.
Ricomincio da Tre con le Trettrippe, jam session in cui potete giocare ad ambarababàciccìcoccò con quelle di gallina, appunto, di maiale et vitello. Per i salutisti è possibile scambiarne una delle tre con quelle di bacalao.
Da segnalare quelle di gallina, una specie di rarità etno.alimentare; cose un tempo di uso comune, della serie ”qui non si butta via niente”, ora, nell’età del monousa e getta, ripescata meritatamente dall’archivio della memoria e da aie vere e ruspanti.
Grande… il Gran Bollito, in tutti i sensi.
Vi troverete di tutto di più, con tagli assemblati ordinatamente quasi fosse la Grande Orchestra della Scala, con Fiati e Controfagotti, pardon, Testina (eccezionale), Scapino (di più), Cotechino e il Paganini del Piatto: un Piedino di Maiale con i marroni (non intesa in senso lato, la cosa, ma…anche, se lo volete) da cuccarsi in un solo boccone. Per sgrassare i carburatori e calmare (per chi li abbia) i sensi di colpa , assolo finale con il Gelato al Cren.
Ok, Crema Catalana al Foie Gras.
Catapultata nel gran finale, non perdetela. Qui il trucco sta nell’esser andati oltre le Colonne d’Ercole conosciute dell’assemblaggio di materia prima….vi vien da fare il bis, ma tenetevelo per domani perché, domani, ve lo dico io e non Rossella O’Hara, più che un altro giorno potrebbe vedere cambiare tutto il Menù di nuovo, ma la Catalana, per ora, sta nella “rosa” del Menù come Capitan Maldini (Paolo) alla guida delle armate rossonere: intramontabile.
La Cavalcata delle Valchirie, a confronto, è una passeggiata da “pecorso vita” per la terza età; perchè qua,a Badoere, si viaggia ai quattro palmenti biturbo.
Ivano, di suo, è quello che abbiam detto (o cercato di descrivere).
Ha una grande fortuna, al fianco, che è la sua coequiper di sempre, Gabriella Leone , tanto discreta quanto puntuale nel seguirvi in Sala.
La Carta dei Vini è in progress , come tutto qua dentro.
E, se il buongiorno si vede dal mattino…preparatevi a tirar tardi, in questa esperienza, che di … longa, evidentemente, non ha solo marathona frattagliante.
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