Dizionario Sararlo-Italiano

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CAFFE' LA CREPA - Isola Dovarese - CR

Powered by Sararlo 13 July 2009 ·
CAFFE' LA CREPA - Isola Dovarese - CR

Nella nostra oramai non più breve militanza in rete abbiamo fatto anche qualche comparsata in casa altrui. Con Aureliano e Patatone (cioè Nicola e Alessandro), le due simpatiche anime del bel Blog La Grande Abbuffata, la cosa assume una valenza particolare. Per simpatia verso questi due giovanotti animati da passione vera, genuina,; per una sorta di complicità in quanto, per l' ennesima volta, si ha la conferma che l' approccio positivo ai fatti della vita passa anche attraverso la tavola. Con loro questo, alla Crepa, è il flash di una bellissima esperienza conviviale e di amicizia spontanea, immediata, fin dal primo minuto (e primo boccone) in cui ci si è materializzati uno di panza all' altro. 

Se quel terrone di Little Tony ha avuto il coraggio di dedicare alcuni suoi gorgoglii vocali ad una spada nel cuore, noi siamo usciti da Isola Dovarese con la Crepa, nel cuore. Oppure, stando di frattaglie, Epatati a dovere.

Lo spleen dovarese è facile da capire per chi ci è stato. Intuibile, prosa dello scrivente a parte, per  il resto del mondo.

Nell’ arrrivarvi vi par di rientrare nelle guareschiane pagine don camillesche.

Grande la piazza (ovviamente vuota); in bel tiro il municipio; finestre dalle chiuse imposte. Là in fondo s’apre ai vostri occhi la Crepa della buona accoglienza. Deve essere molto che è lì, considerato che pure si fregia dell’ augusto  blasone di Locale Storico d’Italia.

All’ interno si respira quell’ aria d’antan anzidetta, con qualche spruzzata liberty che giustifica gli annorum certificati.

Anto’ fa caldo …ci sediamo nella pergola coperta.

Vespe e Lambrette volanti allietano la trista compagnia, c’è pure la micia addestrata a far le fusa in cambio di una pacca sulla collottola.

Si può viaggiare bipartisan, di terra e di fiume.

La Carta è esaustiva, spiega già di suo all’ immaginazione affamata dell’ avventore (non) casuale.

Qualora siate di fretta gli stessi piatti sono assemblati pure per asporto (cosa rara invero).

Tra l’ altro lo stretching di papilla si può ben esercitare pria di arrivare achì consultando il sito webbarolo veramente ben fatto.

Piluccando qua è là con la micia a far compagnia, ci siamo imbattuti in un buon Bacalao meravigliao.  Conciata a dovere con n’u poco d’ aglio anti.Arcore, la creatura si fa apprezzare soprattutto per una lieve presenza di crema di patata abbasso nella ciotola.

Il crescendo, più che rossiniano, è dovarese.

I Marubini ai tre brodi confermano tutto il bene che ne avevamo letto e visto.

La broda trina è dovuta a manzo, pollo e salsiccia.Vi è anche la spiegazione antropologica acclusa, very interesting, ma ve la risparmiano.

Potete acconciarvi with parmesan, ma il famolo strano è d’ obbligo, e quindi fate arrossire il tutto con una bella versata del Frappato che vi sta innanzi. Buono tutto, non serve scendere in dettagli di dissezione gastroanatomica.

Buono il Savaren (con la “e”),  ragù classico e lingua salmistrata. Forse avremmo preferito una concia più “onta”, cioè lubrificata, ma l’ equilibrio orgasmolettico ci sta tutto, lingua compresa.

Da urlo i Ravioli all’ erba di San Pietro.

Lo stacco amaro è importante, pare un assolo del migliore Bono wox.

L’ erba di San Pietro, all’ anagrafe botanica, recita di crisantemo selvatico.

Nell’uso comune, prima che arrivasse la gomma del ponte, veniva usata nel passeggio dei villici come masticante e rinfrescante. Se poi l’alito non era fresco pazienza, il gusto l’ era bono.

Come si conferma al piatto, forse il migliore di una parade che ha lasciato … la crepa nel cuore, come già esternato.

L’ Anguilla alla latta … l’ etimologia ci aveva incuriosito, il piatto ci ha confermato che dar la comanda curiosa è sempre un bell’ affare. Alla latta perché. Non si tratta di bisato conservato quale volgare tonno e tolto dallo scatolame da banco. Dicesi invero accussì perché la teglia, cioè la latta, è stata progettata nella galleria del vento chez il Pininfarina domestico che c’era in ogni casa. La particolare angolazione del prodotto permetteva che, into the flame, sopra lo foco, la serpe di fiume venisse cotta a dovere e pure sgrassata. Uno dei rari casi in cui le coronarie e il palato fan festa assieme.

La cosa divertente l’è che cotale piatto si potrebbe chiamare anche Anguilla reverse. Nella nostra esperienza la pellaccia della bestia era sempre croccante, la polpa ben cotta ma tonica. Qua gli hanno cambiato i connotati, invertendone la sostanza. La pelle è vellutata, morbida, pare seta di Hermès.

Ben riuscita anche la Faraona con Insalatina alla Stefani.

Eravamo reduci, nelle 24 ore precedenti, da un tris di Faraona bistellato e francescano.

Qua i Malinverni non hanno nulla di meno.

Cottura impeccabile, furbata rinascimentale (cotale Stefani) con uvetta, riduzione di Balsamico & so on.

Applausi.

Essendo stati parchi con le entrèè diamo libero sfogo alla bestia che è in ognuno di noi (o almeno in quelli che conosciamo) strafogandoci ai Dessert.

Bene la Coppa spagnola (gelato alle creme con amarene) e ugualmente ok la Coppa PX (un volgarissimo gelato alla vaniglia maritato con un certo Don Zoilo, della famiglia degli Sherry tuned by Pedro Ximenez).

Ve ne risparmiamo l’ analisi orgasmolettica non per pudori lessicali (non ne abbiamo mai avuti), ma unicamente perché ce li hanno serviti in ambo contemporaneo (unico neo della giornata) e quindi non sappiamo quanto lo sbarellare di temperature abbia più influito sull’ uno che sull’ altro. Non importa, spazzolati entrambi senza lasciarne un’ oncia per la micia.

Uno pensa che sia finita qui, e in effetti  anche noi stavamo per farlo.

Nel gironzolare all’ interno per fare le solite foto del menga, ci si è aperto il mondo di Narnya.

Bricconcelli i Malinverni Bros., il meglio ce lo dovevano ancora far gustare.

Attraversate foto con dedica di gente qualunque, da un Veronelli a un Cantarelli, un libercolo autoscritto con quattro parole vergate  di  proprio pugno da cotale Tognazzi … e vi si parano davanti millanta etichette che manco un tre stelle è certo di avere tutte. Diavolacci dei Malinverni. Poi, dalla Cantina per asporto, si passa alla Cantina, quella vera.

Magia, racconti, quasi quasi si fa notte.

Eravamo arrivati sul fare dell’alba, ce ne torniamo ai primi bagliori del crepuscolo estivo.

Capite adesso perché uno se ne esce da Isola Dovarese con la crepa … nel cuore …

 

 

CAFFE’ LA CREPA

Piazza Matteotti, 13

Isola Dovarese (CR)

Tel. 0375 – 396161

 

fmalinverno@libero.it

www.caffelacrepa.com

 

Chiude dal 10 al 23 Gennaio e dall’ 11 al 24 Settembre.

Normalmente di lunedì e martedì.

Cuenta media: dai 40 in su (sempre e comunque ben spesi)

Categoria: Sararlo Graffiti

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