Umili menestrelli di gola, da un po’ di tempo ci divertiamo, con lanterna di presunto diogene gourmet, ad esplorare terreni nuovi, vuoi essi siano giovani realtà da poco affacciatesi sul mercato, come anche francobolli di lungo corso ma di un mondo in blue minore, variante collars.
Certamente è bello (e gratificante) narrare di pierangelinitudini sulle star di universo calandro o cantare di atmosfere più o meno bulliste.
Esperienze fatte, che rifaremo, di cui, a volte, non andiamo a narrare l’ennesima replica di un sequel costantemente sotto i riflettori catodici (o internettari).
E’anche vero che la congiuntura economica richiede nervi (anzi, in questo caso, denti) saldi. Oltre alle difficoltà contingenti, fa intravedere scenari futuri, a medio e breve termine, in cui molti, anche blasonati, dovranno ricalibrare (o integrare) la loro proposta, non tanto per stare ai vertici della guidarolizzazione nazionale o globalizzata ma, semplicemente, per stare sul mercato del quotidiano con le buste paga e i fornitori da onorare a fine mese.
Ecco allora che, proprio sulla fascia della ristorazione media, nei prossimi mesi, ci sarà da divertirsi.
La cercano quelli che provengono dall’ upper side della cuenta a (minimo) due zeri.
Non è detto che, per tutti, sia scontato ottenere, automatico, il successo della griffe originale (qui sì c’è il “fattore scuola”, si va di delega, nella Cucina principale deve starci il titolare).
Ma arrivare, dal basso, a 50-70€ è altrettanto facile in millantaltre realtà, sia che siano pregevoli Trattorie come quei Ristoranti di Pinocchio, gestiti da mangiafuoco di incerto talento e virtù. Di ciofeca party se ne legge quotidie sulle principali reti web.
Qui ci piace la sfida, ossia cercare, valorizzare se possibile, quei locali che sanno trovare un buon equilibrio tra tecnica, materia prima, presentazione e, se l’ambiente è gradevole, ben venga tutto il pacchetto.
Questo è il nostro sentiment, almeno ad oggi.
In una Castelfranco Veneto conosciuta anche come Città del Giorgione, qualcosa si sta muovendo, finalmente.
Accanto a tradizioni ultraconsolidate, ma vincolate da una storia di sale extralarge, è mancato, praticamente da sempre, quel mileau che sappia proporre qualcosa di originale, pur mantenendo un low profile che lo faccia stare sul mercato di una piazza, invero, un po’ pigra.
Qualcosa c’era già stato, permettete un piccolo cameo alla memoria, nella prima metà degli anni ’90, grazie a un mestolo cui siamo rimasti affezionati, tale Danilo Carraro, che con il suo (di allora) Do Mori, sapeva muovere palati in un raggio di financo una trentina di chilometri.
La storia ha inghiottito questa meteora, peccato.
Tempo fa avevamo narrato di tale “Teatro dei Sapori”, proposta originale soprattutto da quando ha fatto da apripista, a livello regionale e poi nazionale, ai Locali a Km.0.
Lungimirante.
Territorio, per quel che può dare il circondario, onesto e coerente nella sua proposta quotidiana.
Sempre all’interno della ottocentenaria cinta muraria ha aperto da alcuni mesi un’ altra storia: All’ Antico Girone.
Oddio, la storia sarebbe vecchiotta di qualche anno, ma il cambio di gestione ha cancellato in un baleno vicende che, in realtà, nessuno aveva mai notato.
La famiglia in questione è una vecchia conoscenza della ristorazione cittadina, già gestori di due pizzerie che avevano abbinato, a Margherita e Capricciose, qualche buon piatto senza infamia e senza lode, ma anche senza nefaste code postprandiali.
L’incipit, probabilmente, è dovuto al fatto che questi generosi genitori hanno preparato la “dote” professionale alla giovane figlia, personcina ammodo, che si sta addentrando in questo periglioso e affascinante mondo del gusta e vinci.
Siamo immediatamente sotto la Torre millenaria; arredi classici, ma non pacchiani.
Musica di sottofondo ben curata.
Nella buona stagione ci sono due piccole enclave all’aperto per qualche tavolino che vi può immergere in atmosfere medioevali.
La Cucina è omnicomprensiva, con qualche piccola eccellenza.
Tra le entrè abbiamo gradito delle Code di scampo marinate all’aspretto di ciliegie su misticanza di insalatine.
Anche qui, come in altre occasioni altrove, a volte c’è troppa fretta nel togliere dal frigo le componenti, e vi arrivano al tavolo caloricamente ancora un po’ impacciate. Questione veramente di qualche minuto in più.
Ecco allora che, la volta dopo, ci siamo parati il … palato con un Tomino al forno in manto di speck su trifola di funghi misti. Piatto semplice, che potreste trovare in una buona malga d’ alpeggio; qua è, quasi, at the sea level.
A proposito, gradevole anche lo Sformatino di piselli e cipollina su Guazzetto di astice, soprattutto nel “fundus” di cottura: il classico caso in cui il bravo ristoratore fa bella figura (e non gli costa nulla) a facilitare la scarpetta dell’avventore con adeguato cucchiaio (Morgan Pasqual – 5 Sensi – docet).
Sui primi buono l’incontro con i Tagliolini tiepidi con verdure, code di gambero e basilico. Di scuola, forse, ma con un lieve “tocco in più”. Idem con le Tagliatelle padellate ai Porcini con scaglie di Mezzano o i Tagliolini con Funghi, guanciale affumicato e lamelle di mandorle anche se, invero, quest’ ultimo ingrediente posto pifferaio a stimolar comanda. Cercatele per tutto il piatto, le abbiamo trovate poi, veramente, al far di scarpetta.
Ce lo papperemo domani, invece, e anche dopodomani, il Risotto mantecato con Scampetti e Prosecco di Valdobbiadene. Non ci troviamo davanti alla scoperta dell’America, ma è proprio uno di quei piatti che basta un nonnulla per indurvi il sospetto che, in Cucina, ci sia una qualsiasi Maga Magò apprendista stregona.
Tornando a Nettuno, il Filetto di San Pietro al forno profumato al vino bianco, olive nere e pomodorini è di una rassicurante normalità.
Il meglio del locale, probabilmente (Risotto a parte), lo si trova tra le carni.
La Lombatina di maialino da latte “Antico Girone” su invidia brasata e patate è stata la traccia che, Pollicini, ci ha incuriosito a tornare e a provare anche il resto.
Come ad esempio il Medaglione di Tacchinella in manto di pancetta farcito ai funghi su verdurine estive.
Sarà forse l’influenza degli “animal spirits” medioevali, pre pippe caloriche del terzo millennio, ma, oltre al resto, è proprio lo spessore del Medaglione che assegna, al piatto, la patacca da Premio del Gusto.
Idem con suo cugino, ovvero il Medaglione di Vitello, sempre pancettato, oltre che micologico, ma stavolta con il cacio Asiago invece che con le verzure.
Come sulle Carni ci si trastulla divertiti, anche ai Dessert la Cucina presenta mano felice.
Et voilà il Tortino morbido di ricotta su salsa al cioccolato e amaretti sbriciolati (bissizzato senza se e senza ma), così come il Semifreddo di Limone con scorze candite (confessiamo che abbiamo fatto eliminare la salsa alle fragole), o ancora il Fondente al cioccolato con sciroppo al Maraschino e Salsa vaniglia. Un po’ vintage, annni ’70, il Semifreddo alla Liquirizia con salsa alla menta. Andrebbe abbinato, in soundtrack, con Rino Gaetano.
Intendiamoci, anche qui non siamo di fronte a rivoluzioni copernicane o a incubatrici di nuove stelle gourmand.
Semplicemente si cerca di fare bene, con tocco lieve, quello che è quotidianità alla portata di tasche normali e di palati anche, ma che non si accontentano di banalità eseguite a fotocopia, e neanche cercano le genialate con l’aggravante dell’ hybris di pignatta ispirata (e incompresa) che gioca con il … fuoco.
La Cantina non è niente di che, ma ti permette, cum grano salis, qualche scelta di buona sopravvivenza.
Il Sommelier, infatti, pare gestito in outsourcing (alias, il famigerato “rappresentante”); tuttavia le etichette stappabili sono conosciute e riconoscibili .
Confessiamo che, complice anche il periodo estivo, abbiamo gradito un Prosecco di onesta etichetta (tale San Gallo).
Ci siamo riservati per altri … gironi i Borgogna o le maremme maiale del buon Fabrizio Niccolaini.
Oltre che all’ epatos, può far bene anche alle tasche.
In conclusione.
L’ Antico Girone è un locale onesto, si sta bene, sia come tovagliato e lay.out di ospitalità forchettona, così come di una Cucina senza fronzoli, ma di una equilibrata modernità abbinata a buon gusto di palato.
Certo, andando a fare gli entomologi, piatto per piatto, tranne due tre lodevoli eccezioni, qualche piccola messa a punto può solo migliorare un’ offerta comunque già da sufficienza piena, anzi, ora che siamo in era Gelmini, dal 6 al 7.
Non siamo riusciti a capire il cuocazzo da dove arrivi. Giovanotto di buon aspetto ci è stato detto che ha lavorato “in una villa”, boh; i Medaglioni erano buoni, non abbiamo voluto andare oltre, facendo i Maigret alla ricerca di medaglieri passati.
Buona fortuna, buon lavoro, e bienvenidos nel “Girone” dei Ghiottoni.
ALL’ ANTICO GIRONE
Via Francesco Maria Preti, 9 – 31033 Castelfranco Veneto
Tel. 0423 – 737 568
Chiude il Lunedì e Martedì.
Con 4 piatti e una boccia normale non si superano i 50€.
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