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ROSSO DI SERA - Valdobbiadene (TV)

Powered by Sararlo 10 April 2009 ·
ROSSO DI SERA - Valdobbiadene (TV)

Se Lewis Carrol lo avesse conosciuto a tempo debito lo avrebbe senz’altro incluso tra i protagonisti del suo Paese di Alice nelle meraviglie, accanto al cappellaio matto; sì perché stiamo parlando di un ombrellaio altrettanto matto che, sicuramente, nello sviluppo della trama avrebbe finito per  fare il Cuoco.

Valdobbiadene non sarà il paese delle meraviglie, con tutto il rispetto dovuto a questa capitale delle Prosecco County Hills, tuttavia Vladimiro Candusso ha fatto veramente l’ ombrellaio, fino a nemmeno tanti anni fa.
Poi, stufo di assecondare la sua passione enogastrica andando fuori a pranzo e a cena per ogni dove, ha seguito i dettami del vecchio maestro Alberto Manzi, quello del  “non è mai troppo tardi”, e ha cominciato a destreggiarsi tra fuochi e tegami.

Tuttavia la storia non è così minimalista.
Il nostro l’è de Berghem, ma i genitori provengono dal bellunese (Alano di Piave) e dalla friulana San Daniele.
Un bel melting pot in salsa celtica, insomma.

Rosso di sera è un posto un po’ strano.
Fossimo a Milano sarebbe, probabilmente, un luogo  da scapigliatura alternativa.
La sequenza di barolate ivi svoltesi merita rispetto (c’è pure quella famosa etichetta di Bartolo Mascarello, quella anti.Cav. per intenderci), ma non si scherza nemmeno tra bolle e dintorni.

A conferma del percorso serenamente eclettico svolto dal nostro ombrellaio, mentre “sprizzate”, in attesa dei soliti coscritti di gola in ritardo, potete leggere varie grida manzoniane appese sopra il banco.

Si apprende, allora che, a rotazione, si eseguono piatti di varie regioni italiane: dai pizzoccheri alpini a una carbonara de ‘noantri.
Non solo. 6-Ossobuchi–sei sono a disposizione dei più lesti, nel fine settimana, abbinati con risotto allo zafferano e salsa  gremolada (bisogna essere proprio lesti – o scafati – perché il locale non è sugli annuari telefonici, ma ci si può prenotare – o raccomandare - solo via cell.).
Chi li ha mangiati ne narra meraviglie.
In questo posto sospeso tra stalle e filari si può pure desinare all’ orientale. No “trendy”  Sushi, per carità: roba indiana, thailandese,  anche un po’di rustico Cino.Jap. Roba da palati scapigliati, insomma, specie di figli dei fiori alla Easy Rider. Qualche HOG, in effetti, lo si è visto passare random.

Tornando a pignatta, dopo tutto questo ambaradan globalizzato, si rischia di mangiare così autoctono che più autoctono è difficile anche in famiglia.

La Carta del giorno è molto magrolina; può permetterselo, proprio perché varia quotidie.

Ecco allora, in ordine di apparizione, una Fritturina di alici con verdure fresche, in realtà del radicchietto selvatico, che rende il tutto easy (senza rider) e gradevole.
Buona, tosta senza essere bisunta, la Frittata con i bruscandoli (i germogli del luppolo selvatico).
Chiamatela anche la frittata della nonna,
Roba del posto; lo abbiamo visto il pusher, entrare con due sacchetti, nell’ altro c’erano gli “Sciopeti” (Dante li chiamerebbe Silene).

Uno “può andare a campi” per mille motivi … ma quando ti sei fatto l’occhio per sciopeti e bruscandoli può diventare ancor più piacevole – di giorno, ovviamente - perdersi per rogge e declivi ….

La botanica va forte al Rojo de la Noche, ad esempio con i radicchietti tzigani ad abbellire una pregiata Crema di fagioli con relativa dadolata lardo-porcella.

Nel retrobottega del cuoco-ombrellaro bazzica tale Federica, una versione pedemontana (carina assai, peraltro) delle azdore petroniane.
Dalle sue mani escono pasticità di pregiata fattura che andremo a vedere, premesso che si va di olio di gomito, ogni volta, ad amalgamare 40 rossi d’ova con il canonico chilazzo di farina. 

Ecco allora che ci si può divertire con degli Gnocchetti con le cime di rapa, oppure con delle Tagliatelle mattarellate superespresse con capesante e asparagi (cum fogliolina di basilico) di elegante rusticità.

Un Blow.up palatale meritano in pieno gli Agnolotti con il plin.
Sarà stata la farcia manza e bieta; sarà stata la riduzione di morchelle; il fondo bruno come da disciplinare domestica.
Fatto che sta che, al ritorno del piatto in cucina, c’è stata una standing ovation con gli avventori che volevano tributare la hola azdora alla giovane Federica. Si dice che uno della masnada (con la scusa che la “mamma avrebbe chiamato per chiedere qualche consiglio”) abbia pure scroccato il cell. della giovinetta.

Qua si trippa di gusto.
Si possono trovare le due classiche varianti. Quella con fagiolau e pommidori, oppure quella più classica alla parmigiana.
Ottima, addobbata sottile a mo’ del meneghin fojolo. Abile la giocata delle acidità sgrassanti, pare quasi ci sia un filo di aceto bianco, in realtà è acqua di pomodoro, oltre alla vulgaris spruzzata pepata. Chapeau, anzi Ombrellau.

Pur se lù l’ è de Berghem riesce bene anche la classica e autoctona Sopa Coada, laddove la farcia pennuta è offerta da ghiandaie e tortorelle immolatesi (si presume involontariamente) per la causa.

Tra stalla e cortile fanno la loro figura il Coniglio al forno con il rosmarino e il Brasato di manzo al barolo.

Insomma, come vedete, l’ ombrellaio convertitosi al fuoco sacro dei fornelli si destreggia abbastanza bene.

Può capitare di non trovare everyday il dessert (noi ci siamo imbattuti in una Torta Sprinz), ma si taleggia sempre e comunque di alto livello, dallo Strachitund a un tale Val Bronzone.
Buono il Fossa.    

Il Rosso di Sera è una storia curiosa, non solo per l’ ombrellaio convertito.
Per quelle volte che ci siamo stati pare una specie di porto di mare, una “sosteria” con uso di Cucina, forse anche perché, dalla strada, si può entrare con neanche mezzo passo in più.

La Cucina ha il suo plus sui primi (e non solo per l’azdora Federica); sulle carni si difende cum dignitate.
Il resto è concreto e senza fronzoli.
Per una serie di circostanze non abbiamo mai sfogliato l’ EnoCarta ma, se fanno fede le bocce in vista e che si presume non siano solo amarcord decorativi, si può dedurre che si beva bene sia di bianco che di rosso.
Su quest’ ultimo una soffiata che merita.
Se ci sapete fare vi può arrivare il famoso “vino del contadino” che, nella fattispecie, è un pregevole Nebbiolo del 2004 di un langarolo anonimo.
Bere per credere.
Prosit.

OSTERIA ROSSO DI SERA
Via Piva, 60
31049 – VALDOBBIADENE
Tel. 333 – 150 3986
Chiude il Martedì sera e tutto il Mercoledì.
Cuenta media: 25-30€ e poi vai di gusto.

 

Categoria: Sararlo Graffiti

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