Questa è una storia che parte da una pietra miliare anzi, siamo in piena archeologia gastronomica, pur se la Cucina di Alessandro Breda è piacevolmente moderna, con spunti intriganti e divertenti.
Un Ristorante come il Gellius bisognava veramente inventarselo.
Spesso si legge che, per rivitalizzare polverosi musei all’ attenzione di un’ utenza sempre più distratta da Sky Gossip & Play station senza arte né parte, bisogna renderli più actually con il corner shop e, c-o-m-e-f-a-n-n-o-i-n-t-u-t-t-o-i-l-m-o-n-d-o, con l’inevitabile Restaurant: sushi bar o che mangiar si voglia.
A parte qualche lodevole eccezione (ci parlano molto bene del Guggenheim a Bilbao) in genere ci scontriamo con paccheri e scaloppe senza gloria.
Qui a Oderzo hanno fatto diverso.
Attorno ai ruderi della Opitergium che fu, un architetto abile e ispirato ha creato un luogo in cui si mangia e si gode con l’occhio, con lo spirito e, dulcis in fundo, pure la panza si trova a suo agio.
Oderzo è una città dal glorioso passato antico che ora viaggia satolla di industria e terziario avanzato.
Prima di entrare in questo Gellius dei desideri, fatevi due passi per godervi una piazza anfiteatro con i porticati veneziani, il Duomo romanico e, in sottofondo, un curioso campanile caratterizzato da una serenissima inclinazione alla famolo pisano.
Il Gellius è proprio là di fronte a tutto questo, in tribuna numerata sia per bearvi degli esterni ora detti che, una volta entrati, di uno spicchio di fori imperiali di gallia cisalpina.
Al piano principale potete godervi, come dal palco, il proscenio archeo romano; alla sala inferiore, chi vuole puote desinare con i busti di Tiberio e di Cornelia che fanno compagnia, lo sguardo un po’ perso nel vuoto di che è a dieta pietra da circa duemillanni.
Fossimo a Rodeo Drive qui si mangerebbe a triplo turno mane e sera.
La proposta della casa presenta un Degustazione che tocca tutti i punti cardinali di una Carta invero non dispersiva con 4-5 proposte per ogni tappa del classico percorso di gola.
I saluti della Cucina sono molto cordiali e in bis.
Da segnalare un originale Pan fritto e, al posto dei soliti “ricci di burro” alla Cipriani, una riuscita Crema di ricotta e stracchino mantecati all’ olio d’oliva. Un piacevole divertissement spalmabile, probabilmente replicabile pure in ambiente domestico al posto di quel blended multinazionale targato Philadelphia.
Dicevamo dei saluti.
Originale il Budino di Moeche con foglie d’aglio e Gelato alla Cipolla.
Oramai i Mastri gelatai gelatizzano un po’ di tutto (a quando il Helado di Trippe?); qui diciamo che la cosa è piacevole e inaspettata, anche se la sorpresa più guapa arriva con le Ostriche fritte con schiuma di patate affumicate.
Al primo colpo d’ occhio non ci aspettavamo un gran che; bravo invece Alex Breda, “fritoin” abile a coniugare la croccantezza dell’ involucro esterno con il rilascio salino lungo e finale che distoglie la nostra attenzione dai busti centurioni e ci fa concentrare a dovere sul percorso Gellius e così sia.
D’ordinanza le Capesante arrostite con crema di cannellini e dadini d’acciuga e pomodoro. Si giochicchia un po’ tra le salinità di due degli attori in gioco.
Con cosa si può mangiare un piatto ?
Con le posate, con le mani ? Viene prima l’occhio o il gusto ?
A volte l’ olfatto è in grado di saziarvi di suo che basta e avanza.
Così si potrebbe narrare del Risotto mantecato alla scarola con bottarga e limone.
Veramente appagante, manco fosse l’odore pregno di femmina dello Chanel n.5.
Al gusto poi te gusta quel giocar di sponda con la componente affumicata che troviamo nella bottarga.
Purtroppo fuori luogo la presenza delle extension di riso fritto messe a fare rasta sopra il tutto.
Se possono essere cromaticamente azzeccate per la photo segnaletica, disturbano un poco, poscia, l’alternarsi piacevole dell’assemblaggio profumato e risottardo.
Stimolanti, nel gioco del supposto prima e percepito poi, gli Gnocchi d’acqua di patate con pomodoro e burrata.
Bel piatto, molto mediterraneo, alla famolo pizza senza essere in pizzeria.
In substantia, una pizza con uso di gnocchetti che ci stanno più che altro a far da prestanome.
Datterini superman (precedentemente disidratati e quindi presenti nella loro essentia). Gioco cromatico e non solo con basilico e semi di basilico (quelli che, all’occhio, paiono kiwi).
Sul potus si percepisce una Carta di peso e sappiamo, dal nostro retrobottega di intelligence vinaria, che qua non si scherza; tuttavia ci siamo fatti condurre un po’ per calici abbinati nella degustazione d’ordinanza.
Proposte che viaggiano tra veronese, Alto Adige, Collio eletto e, infatti, proprio qua ci va la coccarda del giorno: al Sauvignon Vie di Romans, il migliore di questa enocorrida con i suoi sentori fumè e finali.
Stacchiamo per un attimo le labiali dal calice e torniamo a menar le posate.
Le Chitarre alla “carbonara” d’astice strizzano un po’ l’occhio alla “semo nobili” in salsa ruspante.
Un piatto, in realtà, da pucciare a lungo di cucchiaia (che devi chiedere anche qui, come in altre proposte), per la generosa condimenta. Rimane, a souvenir, il gusto lungo della pepa nigra, piacevole e per nulla prevaricante.
Andiamo a farci un giretto per la parte archeologica del Gellius Museum.
Pensate che, nei pochi minuti di questo pranzo ipocalorico, avremo assistito perlomeno all’entrata di una decina di persone che chiedevano di vedere i “fori opitergini”, aggratis, naturalmente. Speriamo che codesti visitatori dall’occhio curioso e il gargarozzo corto si siano almeno fermati al Gellius Bar, tre scalini in basso a sinistra, dove uno Spritz (con chips & friandises associate) permette di strafogarsi al modico prezzo di 2,40€.
Ristoratori missionari i gellii Breda e Fumis (Adriano, il socio in sala).
Qua non abbiamo visto voce di coperto ma, proprio in casi come questo, i 5 o i 10€ sarebbero ampiamente giustificati.
Alla sua fondazione, la paleoveneta Opitergium lambiva la laguna veneta, e quindi ci sta appieno il Merluzzo nero all’ olio d’oliva con cedro candito e purea di patate e capperi secchi.
Qui si viaggia di oliocottura per cui, in effetti, la polpa merluzza è esaltata come merita, con il piatto valorizzato anche dalla presenza di petaluzzi di cedro candito e pure qua si scarpetta finali golosi e cucchiai.
Ritiratasi nel corso dei secoli la laguna torniamo terragni con un fuori spartito che sa di Lombatina d’agnello arrosta glassata alla birra.
Divertente trovare i semi di zucca … seminati tra il purea di sedano rapa.
Odino avrebbe goduto pure lui con il finale maschio della rossa doppio malto.
Uno dei plus del locale, oltre alla stracitata galleria marmorea e lapidea, è l’ Anatra al torchio, ma la prenderemo assieme a Rossella O’Hara la prossima volta, anche perché ci arriva un Piccione in casseruola con sopa coada “asciutta”.
Tutto a norma ISO, con la battuta sardonica del Fumis che, a presentarci la verzura dietetica, tale Poch Noi (una specie di bietina cinese), ci ricorda che è a Km.0 … ma un po’più in la.
La cilindrata gastrica è bene in coppia, anche perché, nella degustatio way of Gellius, adesso sono previsti i Cheese & Souvenirs, sotto forma di confetture messe in tango con le croste caciarone.
Bene tutto, sopratutto un per noi sconosciuto Avier: un vacca genere munto from Piemont.
Va trasmesso notarilmente ai posteri il gradimento delle confetture: Peperoni, Cipolla Cajun and Zucca&Zenzero.
E non vuole finire …
Ma perché ogni volta, a comanda nostra, si aggiunge strizzata d’ occhio della cucina: provi qua provi là, trullalero trullalà…?
A farla breve e calorica.
Sulla Degustazione si legge di Mousse di liquirizia fredda e sorbetto di limoni naturali.
Un piatto giustamente proposto a sgrassare il tutto, complice anche una indovinata gelatina di lime messa a basic.
Tuttavia, la zampata del leone gellio e augusto era arribata pria con un’ epatante Budino di pistacchi di Bronte con frutti di bosco, gelato alle mandorle e fave di Tonka.
Ottimo il budino aereodinamico, quasi ad alzo zero, che regalava il gusto cromatico e di fondo al piatto; conseguentemente di ottimo livello tutto il resto … si sa la mandula helada ve la scaldate sempre in bocca, dopo e poi, a vostro gusto.
Che dire.
Il Gellius è un locale su cui si possono fare varie considerazioni.
Sicuramente per una circostanza fortunata, ma curata in maniera intelligente e, sopratutto, con il compasso equilibrato dell’eccellente architetto, dovrebbe essere portato ad esempio di come il Made in Italy si possa gestire nel modo migliore coniugando sacro e profano, storia e attualità, cultura del piacere materiale e piacere del godere di un unicum storico che la provvidenza ha regalato alla nostra italica terra.
Tornando a topic: il Gellius è un locale professionale, gestito con proprietà di servizio e di cucina dall’affiatata coppia Funis e Breda.
Ha tutti i crismi che lo rendono meta sicura e affidabile (J.R.E.; Stella Gourmet, etc.etc.) e non tradisce nessuna delle aspettative che si possono creare attorno a questa storia.
La Cucina è dotata di realismo e senso pratico, oltre che di buon gusto.
La lista vivanda è esaustiva senza essere dispersiva per materia prima, tecniche, stagionalità associate.
Non ci saranno magari le petardate, quelle invenzioni per cui un piatto o l’altro entreranno nella vostra Hall of Fame, ma c’è anche da dire che, in ogni preparazione, abbiamo trovato un giusto equilibrio tra tutte le componenti che fanno cucina d’autore: modernità e tradizione; impiatto e sostanza; armonie tra tecniche attuali e fondamentali senza se e senza ma.
Un locale, insomma, dal taglio classico moderno, un po’ come indossare i capi di Ermenegildo Zegna o del Duca d’Aosta. Una formula, quella Gellia, in cui, anche se si arriva mossi dalla iniziale curiosità dell’ insolita mise tra Archeopietra in salsa augusta e Cucina in salse varie, non si resterà delusi, pur se, a dirla tutta, il sito web, iconograficamente ben curato, come tutto il resto, potrebbe anche essere tenuto meglio aggiornato specificando piatti, carte e degustazioni assortite. Lo sforzo quotidiano di Breda e Fumis lo meriterebbe.
Un plauso alla piacevolissima soundtrack che ci ha accompagnato da mane a sera in questa carretera gastro.archeopitergia il cui CD in stereocopia ci accompagnerà, da ora, nelle nostre cavalcate per i quattro punti cardinali di una Enotria ancora in gran parte tutta da scoprire, almeno per noi.
Ristorante Gellius
Calle Pretoria, 6 – Oderzo
Tel. 0422 – 713577
ristorante.gellius@tin.it
www.ristorantegellius.it
Chiude la domenica sera e il lunedì.
Degustazione Gellius (7 portate) a 72€ con Abbinamento Vini a 38€
Antipasti: 18-30€ - Primi: 18-22€ - Secondi: 30-40€
Categoria: Sararlo Graffiti
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