A vederlo, Alex Lorenzon vi ricorda « The Passion », ma non volevamo accennare all’opera di Mel Gibson, bensì a passione vera, quella tra pignatte e fornelli, che vede il nostro, da sempre, in prima linea.
Autoctono doc. Alex ha percorso un curriculum tutto locale, abbellito da un lungo stage presso il suo gemello Massimiliano Alajmo.
Cresciuto, come dicevamo, all’ombra del Grappa, questo Chef with the passion da poco tempo ha avuto una meritata promozione sul campo, approdando in quella “Ca’ 7” che da decenni, pur con qualche vicissitudine, è un faro della ristorazione bassanese.
Il locale, di suo, è già una potente calamita. Settecentesca magione di villeggiatura di nobile famiglia veneziana ora, da alcuni anni, è risorta a nuova vita, rilevata dalla famiglia Zonta, potente holding che veleggia tra industrie conciarie ed eno-olearie. Al termine di una lunga ristrutturazione, come dicevamo, la proprietà ha voluto mettere la ciliegina sulla propria torta, ossia sulle proprie cucine, con il nostro Alex “The Passion”Lorenzon.
Se capitate nella bella stagione potete desinare in un suggestivo giardino all’italiana, tra fontane, olivi, paradisi floreali; quando brezza soffia frescura potrete ammirare il giardino alla Barry Lindon dall’interno, tra volte e archi che vi fanno sentire di confortante nobiltà (di palato).
La Carta è molto modulare, nel senso che si adatta a quanto il famelico avventore può desiderare.
Lunch veloci, menù vegetariani sino a proposte via via più elaborate, di territorio o lacustri e marine.
Proviamo a descriver piluccata curiosa.
Il Foie Gras è una proposta oramai classica e di scuola, ma trovarvela in Carpaccio può essere intrigante, specialmente abbinata con cubetti di mela saltata sul Torcolato, a far pariglia con uvetta e panbrioche con fichi e nocciole.
Sui primi l’imbarazzo della scelta aumenta, in quanto troverete proposte che hanno accompagnato Alex nella sua storia (uno per tutti i Cappellacci al cacao con cinghiale e burro d’arancio), così come attenzioni particolari per i vicini alpeggi del Grappa, laddove incrocerete i vostri destini con Tortelli ”polenta, morlacco e porcini”.
Ma si può scorazzare a 360°, intrigandosi, magari, con magistrali Tagliolini ai ceci con astice e leggero guazzetto di cereali.
Una menzione da Laurea Honoris Causa d’Allappo per la Crema di zucca con filetti di triglia, bieta costa e spuma di prezzemolo. C’è tutto: coreografia zeffirelliana nell’accostamento di forme e colori; vi sentirete dei Nero Wolfe nel ricercare contrappunti gustosi tra un anfratto e l’altro del piatto. Bello, complimenti per una proposta che coniuga magistralmente soddisfazione di commensale ed evidente “mission” (e dai con citazione cinephile) di uno Chef che, pur giovane a dispetto dell’oramai lunga militanza, mantiene l’entusiasmo di giovanetto nel dare il turbo a passione ed impegno tecnico e creativo.
Si sale, si sale, lungo una Carta che riserva per voi sorprese, piaceri, invenzioni di terra, di cielo, di mare.
Potete provare una “Frittura Ca’7” eseguita a regola d’arte, anche se fa parte del repertorio storico del locale (conferma di modestia e professionalità nel rispettare l’impegno con la proprietà), ma volgete la prua verso una Scaloppa di branzino al vapore con purea al limone, scalogno dolce e Vermouth. Una segnalazione per un purea che, spesso dato per scontato all’esecuzione, qui certamente vive in versione magistrale.
Omaggio al territorio: Coniglio ripieno con prugne e funghi di bosco con gomitolo di patate. Vi vien da giocare come il gatto con il topo, pardon bugs bunny, nell’assemblare le diverse componenti. Si potrebbe liquidarlo come un Piatto già presente dalla notte dei tempi negli annali della cucina pedemontana, ma anche se sentite Muti eseguire per l’ennesima volta il Nabucco, vi fremono le corde dei sentimenti, papupille commosse (è venuta così, neologismo di papille e pupille, antenne sensoriali per eccellenza).
Ma voi siete gente di mondo e mai vi alzereste da tavola senza un omaggio ai Dessert: scelta ampia su di uno spartito di vasto respiro. Siete light? Zuppetta di melone con sorbetto al porto. Romantici? Semifreddo alle mandorle caramellate
(da paura, n.d.r.) in salsa alla vaniglia. Peccatori impenitenti? Tortino caldo al cioccolato con goccia liquida su crema di lamponi.
La Cantina, pur essendo il locale come dicevamo di specifica proprietà enoproduttrice, è di vasta coralità, intelligentemente suddivisa per vitigni che riconducono ai quattro punti cardinali di Enotria, così pure con qualche escursione foresta.
Una sosta da raccomandare, sicura in qualsiasi stagione dell’anno, anche se il richiamo maggiore, ovviamente, coincide con primaverile asparago autoctono. Potrete poi riposare le trippe guerriere (o completare la soddisfazione dei millanta sensi che danno carburo alla vita) nelle confortevoli Suites (anche se loro le chiamano semplici “stanze”) che, pur sazi, vi lascieranno a bocca aperta per la bellezza e la misura del loro arredo.
Nota storica: in una, la “Napoleone”, troverete su settecentesca porta di legno “appunti” intagliati di originali piani strategici di battaglia napoleonica; vi rigirate a mirar di talamo e sentitevi pure liberi e “napoleonici” nell’aggiornare le vostre strategie, facilitate da palato ebbro e felice.
CA' 7
Via Cunizza da Romano, 4
Bassano del Grappa - VI
Tel.0424 - 383350
Chiude la domenica sera e il lunedì
Cuenta media: 60€
Categoria: Sararlo Graffiti
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