Della Milano da bere qualcosa ne sappiano.
Della Milano da cicciare abbastanza, Aimo in primis.
Della Milano da pescare non molto, invero.
Quando le donne avevano la coda… beh, insomma, di annorum fa manteniamo ricordi di un Centro Ittico dove un cagnone king size faceva un po’ da mascotte in Sala, maggiordomo e … bracco spazzino around the wordl.
Ci sovviene il Sambuco, annesso all’ Hotel Hermitage, di cui si narravano meraviglie, della Frittura in primis.
A dire il vero, a distanza di anni, abbiamo nostalgia del vicino “al vecchio porco”, divertente enclave un po’ kitch e molto milanista (guai a chi si permette di giocare sul jeux de mots) anche se il ricordo più vivido del Sambuco rimane l’incrocio dello sguardo inquieto e delle gambe conseguenti di tale Luana Ravegnini, divenuta starlette in quanto legata all’allora già un po’ spelacchiato Claudio Lippi.
Si sa, la TV fagocita i suoi figli. Di dove sia finito l’uno non ce ne preoccupiamo più di che, dell’altra invece chissà chi l’ha vista again.
Aniway.
Confessiamo che, dall’inizio dei roaring nineties, quando andiamo di pinna e lisca meneghina gettiamo l’ancora al 13 Giugno.
Non quello, ci dicono trendy, in zona Brera, ma quello un po’ più defilato di Via Goldoni; non tanto perché ci faccia sentire più vicini a casa, siculo si mangia, ma perché ci ha sempre divertito, con quel suo fascino un po’ blasè per cui t’aspetti sempre che ti sbuchi al fianco un Brancati Vitaliano genere natu o vuoi mai la Malena di bellucciana memoria.
Ci siamo tornati dopo qualche anno.
E’ rimasta la sala principale, quella con le boiserie e le foto in b/n che fanno tanto Malavoglia; il piano bar, in fondo, dove si mescolano anema, core & cozze.
Essendo in bella stagione ci hanno traghettato verso la veranda.
Bella, curata, floreale quel tanto che basta per trasportarvi dal nebiùn alle solarità un po’ aristocratiche della Mondello migliore.
E’ cambiata solo una cosa, dall’ ultima volta: la ritirata.
Era affascinante, con vecchi pezzi liberty che rendevano letteraria anche la più plebea delle … azioni vulgaria.
Ora è sostituita da bathroom design più actual, pur se restano tocchi divertenti.
Per entrare a lavarvi le impronte digitali trovate la targhetta “Ufficio”; l’accesso ai due dipartimenti principali è facilitata dalla dicitura “Masculi” e “Fimmini”.
La (Gran) Carta è sufficientemente esplicita di sicilitudine anche se, invero, e qui entriamo nel difficile, si narra essenzialmente di Sicilia Occidentale, leggasi Palermo e Trapani.
Qui ci vorrebbe Pietrangelo Buttafuoco per discettare adeguatamente della magnitudo orientale e catanese vs. gli omminicoli occidentali, ma annoi, cà nu’n ci interessa.
La Sicilia è un’ Isola a parte; anzi, a ben vedere potrebbe essere la California prossima e ventura dell’italico stivale.
Adunque.
Avevamo nostalgia delle Sarde a beccafico e ce le siamo pappate.
Prima però ci han fatto timbrare il cartellino di Gola Coppola con un tris di cibo di strada.
Crostino ai Carciofi (buono, anche se poco stradaiolo, imho, ovviamente); a seguire un Arancino che ci ha divertito e, depuis, setball vincente con delle Panelle (farina fritta di ceci): epatanti, sarà che non avevamo ricordo, prima, di averle magnate mai.
Oddio, della Antica Focacceria San Francesco abbiamo fatto solo degustazioni nelle di lei trasferte e, analogamente, tra Vucciria e Ballarò, conosciamo solo il secondo, in versione catodica.
Tuttavia lo street food nell’aristocratica Plaza del 13 Junio ci è sembrato perlomeno buon ambasciatore del prodotto originale.
Poscia ci siamo pascolati, gaudenti e impenitenti, una Pasta con le Sarde con tutti gli accessori doc. e omologati: Bucatini cotti nello zafferano, Pinoli, Finocchietto, Sarde fresche, ovviamente, Uva passa …e a spasso per un piatto
che poteva starci comodamente come piatto unico, non tanto e non solo per gli ingredienti, ma per la stazza, TIR oriented, come minimo..
A voler fare i pidocchiosi forse avremmo fatto saltare il tutto ‘nu poco di più in the paella, ma siamo al di sopra del 39° parallelo, e ne prendiamo atto.
Proseguiamo.
Dopo aver eseguito comanda frettolosa (eravamo arrivati last minute, è vero, tuttavia il maitre ci gironzolava attorno manco fossimo un’ arnia di miele affamato) abbiamo provveduto ad una piccola aggiunta: Cous.Cous con Cozze e Vongole veraci.
Eccolo ! Bellissimo a vedersi.
Se della Sicilia, al primo impatto, avete un ricordo dei carretti siciliani, addobbati in maniera cromaticamente barocca, la Cucina, spesso, è figlia speculare di tutto questo.
Colore splendido. Il Giallo zafferano del cous.cous; il Rosso Ferrari dei pomodori; lo stemperarsi black & pastello di Cozz’evvongole.
Piatto molto divertente. Se passava alla dogana gli staccavano il biglietto Jumbo.
Non importa.
Vai in giro a fare il quacquaracquà about cilindrata gastrica?
E beccati pure questa, che non è più “Il” Cous.cous, ma il Trittico Siciliano.
Altra magnificenza cromatogastrolettica.
Su verzurine radicchianti & co. adagiavansi, simil Veneri canoviane, M.me Ricciola panata alla Palermitana; un Filetto di Tonno arrostito e un Involtino di Pesce Spada.
Allora, andando di podio di Gola.
Il Tonno, forse oramai, qua al ‘nnodd, ce l’ hanno un po’ troppo suscizzato rubro et crudo. Questo era cotto assai; ‘bbono, per carità, ma al prossimo incontro chiediamo un blind date a Dama Ricciola: cicciotta e gustosa, che libera i suoi umori, quando te la affronti godurioso come piace ‘annoi. Plauso (e bis se non fosse per le porzioni Jumbo in generale) all’Involtino di Pesce Spada. Sarebbe sul podio più alto, medaglia d’oro; peccato che non abbiamo riconosciuto appieno le componenti della farcia, apparte gli evidenti & ghiotti pinoli (le melanza? boh, forse).
Ci guardiamo con il maitre.
Lui ci guarda.
Sembrano quei film di Hitchckoch, con finale splatter.
Qua non ci sono uccelli, al massimo Cozzèvvongole.
Anzi, Dessert.
Per carità di patria (anche i Maitre tengono famiglia, sopratutto alle 15.12 del sabato), non chiediamo di visualizzare proposta cartacea; ci è bastato e avanzato, a conferma di tradizione consolidata, quanto ci è passato poco prima sotto naso e pupille voraci: Cannolo & Cassata, un C.&C, come la miglior Cardinale Claudia del neorealismo (gastrò).
Temevamo ci portassero due piatti sequenziali (like Sarde & Cous.cous primipari).
Per la prima volta, invero, si arriva alla taglia 42, quella del “quasi degustazione”.
Si conferma la”vision”, in technicolor, da carretto siciliano.
Frutta candita a gogò.
Ottimo il Cannolo (sempre per quantorigguardannoi, che siamo stati solo a Taormina, 20y.ago); da bis la Cassata (pur se la salsa dulce era diabetica assai).
Ci siamo trattenuti dal bis sia per rispetto del Maitre (un bustocco con famiglia brianzola a carico) che, a dirla tutta, per i Piatti: ottimi, formato container, che ci eravamo spazzolati pria.
Finale in crescendo, con risalita, pedibus calcantibus, che ci ha riportato in una mezzoretta alla realtà madunina, at Duomo downtown.
Il 13 Giugno è un locale solido, un po’ anni ’80.
Ci ha ricordato, in versione Trinacria, un classico meneghino: il mai abbastanza rimpianto San Bernardo, di Bernardo Valli.
Qui non c’è una proprietà evidente (i locali, a Milano, sono due, più una gemmazione pietroburga; cosa non nuova per la buona ristorazione siciliana), tuttavia si riconosce una mano con le idee chiare e che sa ben governare i legionari di Sala e, soprattutto, di Cucina dediti al brand.
Come detto, le porzioni sono da Carta vera; non ci sono le nano.elaborazioni da Millemiglia (o Targa Florio) degustativa.
I Piatti sono quelli; la tradizione o la conoscete o la venite a scoprire.
Senza trucco e senza inganno.
Accà nissuno è molecolare, o fushion o tantomeno creativo.
Se volete tornare proverete altri piatti, altrimenti o ci siete o ci fate; se ordinate consumare dovete, sennò in Cucina vi sgamano sardonici.
La materia prima ci è sembrata di buon livello, considerato che siamo al di fuori dell’ Isola (per l’eccellenza credo che pochissimi siano i posti ittici degni di tal nome in Enotria).
In merito, ci piace ricordare un ottimo (e Imperiale) piatto di cruditè, assaggiato antan.
Servizio un po’ troppo efficiente, pur se impeccabile (gli diamo l’indulgenza da ora molesta, soprattutto sul far del sabato uicchendo).
Buona la Carta dei Vini, Sicilianocentrica. Abbiamo scelto tale Dedicato, un uvaggio 2002 by Ignazio Miceli … divertente, originale, muscolare …
Sulla cuenta nulla da dire. In linea con il target e la qualità proposta dal locale anche se, un 15% di servizio, fa un po’ prima repubblica.
Un locale dove, probabilmente, è meglio andare a pranzo (impegni poscia permettendo); la sera, quel pianobar, può essere complementare, galeotto, ma anche “di più”, chissà.
Ritornando al nostro beneamato menestrello catanese, Buttafuoco Pietrangelo, non sappiamo quanto il 13 Giugno rappresenti la certamente complessa realtà (anche eno.culinaria) siciliana, ma certamente è un locale, ove, personalmente, ci fa piacere tornare, quando e random ci è possibile.
Un’ultima nota, colorata e tricolore, come molti piatti che ci sono passati dinanzi.
Saran cinque lustri che non andavamo più per locali in quanto attratti dall’ allodola del Piatto del Buon Ricordo.
Ebbene, a fine pranzo, la Pasta con le Sarde ci è arrivata in versione ceramica e souvenira.
Domanda.
Ma il Piatto del Buon Ricordo, finora, non era coccarda di eccellente testimonianza in loco?
Siamo a Milano, non in Sicilia.
Poi, l’associazione sponsorizzata da T.C.I. e Accademia Italiana della Cucina ha aperto le porte (del Piatto Ceramico & ricordo) anche ai Ristoranti italiani siti all’ estero.
Why Pasta con le Sarde Souvenir in Milan ?
Prove di federalismo gastronomico avanzato?
Yes, I can ?
13 GIUGNO
Via Goldoni, 44 – 20129 MILANO
Tel. 02 – 719 654
Ferie & Chiusura : non rilevate
Cuenta Gaudia: a partire da 60-80€ (per palati normoconformati)
Categoria: Sararlo Graffiti
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