Se perseverare è diabolico, noi ci divertiamo a farlo con i ragazzi de La Grande Abbuffata.
Berlino è una città che ammalia e stupisce.
Oramai è passata l’ epoca del “Ich bein ein berliner”, quando un John Kennedy al massimo apogeo del suo breve regno sintetizzò in maniera mirabile lo spleen di un mondo stupito (e ferito) da come una città, la sua gente, potessero venire chirurgicamente separati dalla stupidità dell’uomo fatta Muro, di Berlino, appunto.
Ora siamo tornati al fascino di una Città che ritrova le sue radici nell’ antico splendore degli inizi ‘900, quando oramai stava seriamente mettendo in crisi l’ atavica leadership continentale di una Parigi o di una Londra qualsiasi. La Berlino di Marlen Dietrich, Bertolt Brecht, di Fritz Lang e Metropolis, per intenderci.
Uno si aspetta la grande città, tutta palazzi e cemento armato alla Renzo Piano, frammista a residui di edilizia guglielmina e prussiana. C’è anche questo, ma c’è molto altro, immensi e verdi spazi compresi, laddove si pensi che l’ attuale capitale ritrovata ha incorporato nella sua municipalità, nel 1920, molti altri paesi dell’ intorno, costituendo la grande Berlino che oggi possiamo vedere, per esempio perdendosi tra i suoi musei.
Il cappellaccio introduttivo era necessario.
La marcia di avvicinamento è stata lunga, by the road, oltre 1100 km. con una sosta intermedia vicino a Ingolstadt, là dove smanettano le Audi. Il paese scelto a caso si è rivelato una chicca del turismo minore, tale Kinding, poche anime concentrate attorno alla Chiesa barocca. Vi è ancora il cimitero a ridosso dei suoi muri e le anziane signore, dopo i riti mattutini, curano le tombe dei propri cari con la stessa cura che usano per il giardino di casa. La Bavària di Papa Ratzinger abita qui. Nell’ ampio piazzale di pochi metri quadri svetta quello che abbiamo scoperto essere una sosta del buon mangiare bavarese, tale Gasthof Krone, Chef Robert Sommiller. Seduti a tavola abbiamo notato un bel Trotaio a far da parete. Dopo la comanda, da quelle parti nasce una muta colluttazione improvvisa con mareggiate forza 10. Era la mano di Chef Sommiller che si preoccupava di offrirci più fresca che non si può la sua specialità: Trota al forno farcita di lamelle di mandorle. Ci siamo goduti la buona ciccia trotesca e le relative mandorle, non abbiamo voluto immaginare quale sia stato il finale fuor d’acqua della creatura d’acqua dolce. Ottima la colazione continentale del mattino dopo: affettati e formaggi a volontà. Tutta roba per stomaci forti. Presenti, comunque, anche rassicuranti brioche e marmellate per i più tradizionalisti.
Arrivati nella grande Berlino e viaggiando con famiglia a carico non abbiamo fatto percorsi di tavole stellate, ma più semplici scorribande tra tavoli di cucina popolare, andando un po’ a nasometro e la cosa, devo dire, non ci ha riservato cattive sorprese o raccapricci palatali. Per cui, quella che seguirà non sarà tanto una segnalazione di locali, ma di piatti che ci sono sembrati rappresentativi del territorio, con il necessario riferimento abbuffante.
Il tutto andrà farcito con qualche flash museale per nobilitare, quindi, anche i necessari krauti di sottofondo.
Se è la prima volta che andate a Berlino non potete perdervi, nell’ isola dei Musei, il Pergamonmuseum e l’ Alte Nationalgalerie. Il primo contiene il meglio di quanto le spedizioni archeologiche di fine ‘800 hanno salvato della cultura greco.romana e mesopotamica. Da non perdere l’ Altare di Pergamo, la porta del mercato di Mileto, la Porta Ishtar di Babilonia. Sopratutto in questa epoca di potenziali conflitti di civiltà è bello vedere riunite sotto lo stesso tetto le migliori radici della civiltà occidentale e mediorientale.
L’ Alte Nationalgalerie contiene il meglio della pittura romantica tedesca dell’ ‘800. Confessiamo di avere un debole particolare per la struggente evocatività dell’ Isola dei morti, di Arnold Bocklin.
Avendo ancora sulla coscienza il troticidio bavarese siamo stati rigorosamente entro i confini del pianeta carne.
Da note invernali avevamo descritto un’ esperienza stellare, presso il MA (Chef Tim Roue), Ristorante del noto Hotel Adlon, uno degli indirizzi più esclusivi della città. Sempre all’ ombra della Porta di Brandeburgo, stavolta la scelta minimalista era d’ obbligo per i motivi anzidetti. Ecco, allora, profilarsi a portata di nasometro una onesta Berliner Kuche: L’ Alt Berliner Wirsthaus. Tavolini all’ aperto, interni che fanno vecchia stube, ma con decoro e misura.
Buona la Grigliata Kaiser Guglielmo: un festival di salsiccetta, filetti di maiale e vitello, pancetta, polpettone, oltre a patatame vario, funghi, cipolla, insalata. Piatto unico che ha saziato a dovere, carburato da un ottima Berliner Pils.
Berlino è una città di Musei, alcuni di fama riconosciuta e planetaria, altri che, onestamente, è un peccato sottovalutare.
Per esempio, si pensava che il sopralluogo al Deutches Technikenmuseum (il Museo della tecnologia), fosse un banale riempitivo orario di una giornata un po’ da inventare. Compresa una frugale sosta al ristorantino interno, 4 ore e mezzo sono state a malapena sufficienti. Se siete amanti della navigazione (soprattutto a vela) o del mondo ferroviario è il posto che fa per voi. Tuttavia le due chicche che ci piace ricordare sono una piccola (ma completa) galleria del mondo della ristorazione in carrozza e una accurata ricostruzione della storia della fotografia con tutto quello che l’ uomo si è inventato dai dagherrotipi in poi. Belle, ad esempio, le vetrine dedicate alla fotografia degli spioni alla 007; quella dei superzoom che si usavano negli stadi prima di trasferirsi in massa a Villa Certosa e dintorni; addirittura, nella sezione foto militari, le macchinette a dorso di piccione che andavano a spiare le retrovie nemiche.
Il tributo a Check Point Charlie era dovuto, anche se il taglio del Museo dedicato alla storie di qua e di la del Muro sa un po’ di imbastitura all’ ingrosso. Tuttavia, se qualcuno ha un imprinting emozionale di quegli anni, l’amarcord dedicato ai tempi della cortina di ferro è cosa buona e giusta.
Parlando d’ antan c’è anche l’opzione di sosta jurassika. Lo scheletro di un Brachiosauro in piena possanza è ammirabile chez il Museo di Storia Naturale (Museum fur Naturkunde). Rinvenuto in Tanzania, nel 1909, è il più grande scheletro di dinosauro al mondo. Tra le stanze, interessanti testimonianze di cultura zoofila, che riportano ad una cultura dell’ambiente e del rispetto per i suoi abitanti che è uno dei pezzi forti del moderno sentire germanico.
Essendo stanziali in un pied a terre di fronte alla stadio olimpico, meta privilegiata di questa Berliner expedition è stato un locale dal taglio vagamente prussianeggiante: Breubische Landwirtshaus. Regolare biergarten all’ aperto, tavoli informali, gente del posto, alcuni dal profilo molto habituè. E’ proprio di fronte all’ uscita del Metro “Olimpiastadion”, quindi non si può sbagliare.
Abbiamo notizie molto vaghe della vera cucina berlinese, per cui i riferimenti sono quelli ritrovati come descritto. Tuttavia la cottura della (mezza) Anatra al forno era ineccepibile, come i funghi di contorno e il fondo bruno conseguente. Buone anche le rape rosse marinate di sostegno. Un po’ insulsi due specie di canederli di patate bolliti e francamente, un po’ gommosi. Buono anche il Filetto di vitello messo a stufare su una riduzione che ci par di aver capito essere di guancetta, sempre bovina. Verdurame vario a fare companatico nel bagnett.
Poiché, mediamente, dalla comanda è sempre passata più di una mezz’ ora, si presume che la cucina sia, ogni volta, espressa.
Qui, su un dessert, ci è rimasta la curiosità soddisfatta a metà. Gelato ai pistacchi (sicuramente non di Bronte) con panna e, a parte, fichi caldi sciroppati con pepe verde. Il mio erede di gola si è spanciato il gelato, suo padre si è beccato fichi e pepe. Il ricordo al palato è rimasto piacevole per una buona mezz’ ora, chissà com’era il maritamento previsto dalla casa.
A pochi passi da Postdamer Platz, la mega creatura di cemento vetrato voluta da Renzo Piano, ci sono due musei importanti: la Gemaldegalerie e il Kunstgewerbemuseum (o Museo delle arti decorative). Cominciamo dal secondo. Vi sono opere di pregevole artigianato tedesco che vanno dall’ oreficeria, all’ ebanisteria a quant’ altro mano dell’ uomo ha creato dal medioevo sino agli inizi del ‘900. Se avete potenziali pulsioni antiquarie pensateci bene prima di entrare, su alcuni oggetti ci si lascia il cuore. La Gemaldegalerie è, in sostanza, il compendio della migliore pittura europea dal ‘200 sino al ‘700. Da rimanere basiti, ma anche orgogliosi. Basiti perché, a poche stanze l’ una dall’altra, vi potete gustare un Rembrandt, come un Van Dyck, un Bruegel e altre fiamminghitudini di eccelsa eccellenza. Orgogliosi perché, ad un certo punto, è solo Forza Italia e così sia: Giotto, Botticelli, Caravaggio, Giorgione, Canaletto, e l’elenco prosegue a oltranza. Tra l’altro la guida audio, anche in italiano, è molto precisa e puntuale. Senza particolari ambasce, calcolate che mezza giornata la visita se li merita tutti.
Ka.De.We è, per definizione, il paese dei gastrobalocchi.
Qui trovate tutte le eccellenze delle griffe a 360°: dalla moda alla gioielleria, passando per casalinghi, libritudini e high.tech senza frontiere. Tuttavia è il 6° piano quello che, almeno una volta nella vita, un gastrostrippato deve farsi pedibus calcantibus in lungo e in largo. C’è di tutto, di più. Troverete bancali dedicati alla eccellenza della vendita al dettaglio, enclave dove potete farvi le verticali più esclusive di bolle superstars, tavole del buon mangiare a gogo. Vi è made in Italy, Jap & C., poca Berlinische Kuche, Francia uber alles, naturalmente. Stavolta abbiamo voluto provare la tavola di Bocuse: Filetto di vitello con gamberoni, funghi, asparagi & so on. Qualche calice di buon Macon a facilitare il tutto.
Bello vedere il nascere in diretta della creatura. Divertente lo stare sul trespolo (cioè al banco) con sconosciuti internazionali e qualche habituè. Tuttavia una cinquantata per irrobustire le royalties dell’ ottantenne tristellato lionese è un po’ tantino, per noi, almeno.
Berlino, per godersela tutta, meriterebbe almeno una decina di giorni, tuttavia, facendo di necessità virtù non si può trascurare una visita a Postdam, detta anche la Versailles tedesca. Da vedere Sans Souci; passeggiare nel parco per ore; non perdersi il Neues Palais: marmi, stucchi, arredi, dipinti, un piano sequenza dove scampoli di storia recente sono ancora più vivi che mai. Proprio di fronte all’ entrata di Sans Souci c’è un locale di buona affidabilità: Movenpick.
E’ una catena presente anche in altre città, tuttavia ci è sembrato offrire un servizio di buon livello e non da famolo alla turista de borgata. Bella veranda, regolare biergarten, personale gentile. C’è un buffet a disposizione, ma non è proprio il massimo. Noi abbiamo trovato adeguato conforto con un Fegato di vitello con purea di patate, finferli, anelli di cipolla fritta e due belle rondelle di mela al forno. Molto buono il fegato e piacevole l’ equilibro tra le altre componenti diverse.
Berlino Aufiedersen, a questo punto,con una piccola nota a margine. Città bella, che stupisce e può anche fidelizzare, per i motivi già espressi. Tornando a Kuche. Abbiamo descritto, stavolta, di locali essenzialmente di cucina popolare, alcuni più per indigeni, altri frequentati ovviamente da turisti. Non abbiamo riscontrato fregature turistiche o lenocini palatali vari. Se fossi un tedesco mi augurerei di trovare, a Roma o Napoli, identiche proposte autoctone con una buona soddisfazione del palato, una sufficiente intuizione di quella che è (o dovrebbe essere) la cucina del posto, con un buon rapporto qualità/prezzo. Menù bi o multilingue (a richiesta). Personale molto gentile, mediamente in grado di sostenere una minima conversazione basic in inglese. Unica nota al limite del grottesco. L’ incredibile braccino corto usato, in tutti i locali, per il corredo alimentare. 1 Tovagliolino di carta, leggasi uno, che manco nei nostri bar per mangiare ‘na brioche a colazione ti riservano. Corti anche sul pane (e il salsame di contorno è ricco assai). Il tovagliolino in più lo devi proprio chiedere, e te ne arriva 1 solo, non di più.
Paese che vai, costume che trovi. Skoll (und bier again)
In ordine di apparizione si è descritto di:
GASTHOF KRONE
Markplatz, 14 – Kinding – Baviera
Tel. 08467 268
Piatto principale più birra media ca. 20€
PERGAMONMUSEUM
Bodestrasse 1-3
Metro: Friederichstrasse
Il biglietto è a 10€, ma se uno fa l’abbonamento per 3 giorni vede tutti i musei di Berlino a 19€. Con questo abbonamento, tra l’ altro, spesso i ragazzi sotto i 16 anni entrano gratis.
ALTE NATIONALGALERIE (Antica Galleria Nazionale)
Bodestrasse 1-3
Metro: Friederichstrasse
ALT BERLINER WIRTSHAUS
Wilhelmstrasse, 77
Tel. 030 – 22 488 205
Metro: Unter den Linden
Piatto principale più birra media ca. 20€
DEUTSCHES TECHNIKMUSEUM BERLIN (Museo della Tecnologia)
Trebbiner Strasse, 9
Metro: Gleisdreieck
CHECKPOINT CHARLIE
Friederichstrasse, 43-45
Metro:Kochstrasse
Qui non vale il biglietto cumulativo. 12.50€ il tributo.
MUSEUM FUR NATURKUNDE (Museo di Storia Naturale)
Invalidenstrasse, 43
Metro: Zinnowitzerstrasse
BREUBISCHES LANDWIRTSHAUS
Flatowalee 23
Tel. 304 40 23
Metro: Olympiastadion
Aperto la sera. A pranzo domenica e giorni festivi.
www.preussisches-landwirtshaus.de
Piatto principale più birra media: 20-25€
KUNSTGEWERBEMUSEUM (Museo delle Arti e dei Mestieri)
Matthaikirchplatz
Metro: Postdamerplatz
GEMALDEGALERIE
Matthaikirchplatz, 8
Metro: Postdamerplatz
KA.DE.WE
Tauentzienstrasse, 21-24
Metro: Wittenbergplatz
SCHLOSS SANSSOUCI
NEUES PALAIS
Postdam.
Conviene arrivarci in treno da Berlino, da lì c’è un buon servizio autobus di linea.
Il biglietto per Sanssouci è a 12€, 6€ per Neues Palais. Ragazzi gratis.
MOVENPICK
Zur Historischen Muhle,2 – POSTDAM
www.restaurant.postdam-sanssouci@moevenpick.com
Piatto pincipale con birra media ca.20€
Categoria: Sararliche
Questo sito è un Minotauro Virtuale,
nato dall'incrociarsi
di racconti scritti e visivi,
in un luogo di confine tra
un Vittoriale Gastronomico
e il Paese dei Gastrobalocchi
© 2009 - 2024 powered by Sararlo
progetto grafico Helvetika · sviluppo Quamm Web Agency Padova