Per i "giovani" Cavalieri che sono seguiti e seguiranno, ma anche per i Palati Fondatori e i loro epigoni, è bello qui ricordare quanto scrisse Sua Calandrosa Eminenza (cioè, al momento attuale, lo scrivente) a certificare lo stato dell' arte della Confraternita al momento di compiere il suo primo lustro dalla fondazione. Originale di questo documento fu consegnato ai presenti, in pregiata carta pergamena opera del Gran Ciambellano Pippo Maglione, addì 1 Aprile 2008.
LE OPERE E I GIORNI (ALLAPPI INCLUSI) della CONFRATERNITA DEI CAVALIERI DELLE CALANDRE
I prodromi si sono verificati in un sabato di sole del Febbraio 2003, quando tale Sararlo presentossi, a pranzo, per far conoscere alla Familja Alajmo “Il” Diaframma di cotale Cazzamali Franco, oscuro beccaio in quel di Romanengo (CR).
All’incontro erano casualmente partecipi il noto Fotografo Wolfgang Wesener e un signore presentatosi come Filippo Maglione.
In quel frangente nacque, dalle mani a dai fuochi di Massimiliano, la famigerata Battuta di Diaframma.
Venne convocato d’imperio a completare l’opera, soprattutto enologica, un odontotecnico globe trotter di Bassano del Grappa, già noto a tavola calandra e registrato all’anagrafe come Giuseppe “Pino” Zavagnin.
In quella sede, venne annunciato al Patron e al Cuoco delle Calandre che si sarebbe proceduto, dietro loro benedizione nonché paternalistica comprensione, alla fondazione dell’ alma Confraternita dei Cavalieri delle Calandre.
La celebrazione venne fatta addì 1 Aprile 2003.
In siffatta giornata epocale vennero intronizzati i primi 4 Cavalieri, detti anche “Palati Fondatori”:
Giancarlo Saran, Pino Zavagnin, Wolfgang Wesener, Pippo Maglione.
A ciascuno vennero assegnati regolare Tessera (non cedibile) e Statuto, detto altrimenti “Il Calandrangolo, ovvero le 13 tavole delle perdizione”, con una summa dell’ ispirazione legata alla nascita della Confraternita. In sintesi si enunciava l’applicazione e la diffusione del verbo “vivere gioiosamente in bilico tra vizio e virtù”, con annessi e derivati.
Senza nulla chiedere, su segnalazione di Pippo e per acclamazione di Wo.We e Pino, a colui che un tempo era un Sararlo, si propose di diventare leader maximo, definizione ricomposta poi nel gastronomically correct con un più consono Sua Calandrosa Eminenza.
Allora si diede per assodato che fosse sufficiente alla normale e piacevole convivenza gastrorgasmica l’ accettazione degli enunciati descritti, tanto da investire il sedicente organigramma di un valore puramente virtuale, in cui risultassero un Calandroso (come già indicato), il Gran Ciambellano e i due Palati Fondatori.
Fu dato, invero, ben poca importanza all’aspetto formale, in quanto si ritenevano cemento sufficiente e aggregante massimiliano la Cucina Calandra.
Il 2° Allappo Plenario avvenne il 1 Aprile 2004.
Vennero intronizzati : Davide Paolini (detto il Gastronauta); Franco Cazzamali (divenuto, nel frattempo, fornitore del Real Casa); Giorgio Barbesti (suo legale, in quanto, a trattar di frattaglie, non si sa mai); Ruggero Pajola, noto ai più come Callaghan, ma tuttavia di nazionalità italiana, meglio, di “cippo” veronese.
Nel maggio dello stesso anno venne organizzato il Primo Seminario di Studio della Confraternita, presso i vigneti e le cantine di un promettente produttore della Francia settentrionale, quello per intenderci che fondò le sue fortune sullo sviluppo di una riuscita intuizione di certo Dom Perignon.
Il 3° Allappo Plenario si svolse il 2 Aprile 2005.
La data venne spostata per poter avere tutti seco Aimo Moroni, fresco di celebrazione calandrosa tramite un piatto “Al Aimo”, frutto di un’amicizia nata per una tresca combinata, in tempi non ancora sospetti, dalle parti di via Montecuccoli dal Sararlo, nell’ oramai lontano 1999.
Fecero degna cornice le due gastropenne autoctone per eccellenza: Antonio Di Lorenzo (ma Di.Lo per tutti) e Renato Malaman (per esigenze tipografiche noto al vulgo come Re.Mal – che magari non sarà un Re, ma senz’altro un buon Principe di latinorum calorici & co.). Della partita anche Daniele Agostinetto, de Valdobbiadena gens, il cui motto, sul blasone, recita “Jare nostro quotidiano”: una sorta di fioretto alcolico in uso, dicesi, da fine ottocento, per i devoti dei riti di Bacco (autoctoni).
Fu anche l’anno in cui venne inaugurata la famigerata (e invidiata ai più) “Sala Cavalieri”, enclave voluta specificatamente dalla Familja Alajmo per celebrare degnamente e dare loro sede adeguata a li Cavalieri e a coloro, tra la clientela dal palato più o meno all’altezza, ma dalla panza pura sì da meritare (semel in anno o anche più), di vivere il loro momento di gloria gastrorgasmica e malandrinamente calandrica.
Il 4° Allappo ritornò a data canonica, ovvero il 1° Aprile 2006.
Entrarono nella grande famiglia un Viandante dai tratti dell’Oste della porta accanto, Roberto Gobbi, e un polesano traportato dalle mareggiate sui lidi puledri, tale Ervio Merlin, pugnace custode delle vacanze e della privacy alajmica, fuori dagli occhi indiscreti, ma allietati da bocce amiche (e, narrasi, di pregiata pigiatura semper).
Nello stesse mese, una Delegazione di Cavalieri prese la strada di Via Montecuccoli, per dare adeguato tributo al Cavalier Aimo, concedendogli degno attestato della Confraternita, atto a celebrare i di lui “60 anni di Pignatta”.
Leggenda racconta che, nel bel mezzo della cerimonia, dello spleen emozionale che generalmente accompagna questi eventi, sia giunta tempestiva una telefonata del noto cuoco maremmano Fulvio Pietrangelini, che così si unì, simbolicamente, seppur forse involontariamente, allo spirito dei Cavalieri presenti.
Il 2007 non poteva cominciare nel migliore degli auspici, con un preraduno invernale dei Cavalieri
presso le nebbiose foci di un Delta che, seppur non di Venere, era pur sempre quello del Po.
Alla tavola di Igles Corelli vennero immolati ai nobili palati Istrici, Alzavole, nonché Zebre e Coccodrilli.
Poco dopo, in riunione plenaria et straordinaria, tra i suggestivi locali dell’ Hotel Principe di Savoia, avvenne la presentazione del volume “In.Gredienti”, laddove il contributo dei Confratelli Pippo Maglione e Wo.We contribuì a renderlo volume di pregio senza pari, pietra miliare della gastroeditoria del terzo millennio.
Il 5° Allappo Plenario avvenne il 1° Aprile 2007.
E’ ancora ricordata come data basilare e per diversi motivi.
Si celebrò il primo Lustro atto a dar lustro alla Confraternita, nonché l’ ingresso, a dir vero epocale, di palato muliebre (il primo e forse anche l’ultimo), alias Romina Savi (oramai in via di affermazione come Geisha massima), braccio destro e a volte anche ambidestro del Raffaele Patron nonché, tra le altre cose, anima editoriale dell’ House Magazine nel frattempo sorto, che altro non potevasi clamare se non “Il Calandrangolo”.
Nell’ occasione, su proposta di Confratello Wo.We, in joint venture con Sua Calandrosa, i due fecero omaggio ai Cavalieri presenti, nonché “alla proprietà”, di due artistici Gemelli di squisita fattura germanica con il logo della Confraternita, di cui si vuole ricordare inventore e depositario Pippo Maglione.
In quell’ occasione giova anche rimembrare che, per la tragica sventura capitata ad un Confratello, venne attivata una raccolta il cui obolo andò a favore della Città della Speranza.
In quel frangente, la Famiglia Alajmo, con gesto di grande generosità, ospitò tutti i presenti come gesto di simpatia e di solidarietà.
Ai primi vagiti estivi gran parte dei Cavalieri si trovò casualmente a parare dalle parti della Costa Brava, in territorio ispanico, con soggiorni obbligati presso locali quali El Bulli di Ferran Adrià e Sant Pau di Carme Ruscalleda.
Il 2008 ha visto già all’ opera la Confraternita in prima linea con lo sviluppo in tempo reale di un agile volumetto edito in tiratura per soli eletti, denominato “RAF, 40 anni di un Alajmo”, frutto stavolta dell’intuizione e del genio messo in cooperativa in primis da Di.Lo, Pippo e Romina, con il contributo corale di pressochè tutti i Cavalieri (o quasi).
In questi anni, per valorizzare la Gastronomia di pregio e gli Chef di qualità, la Confraternita ha rilasciato, con centellinata prudenza, segni del suo passaggio, attraverso l’attribuzione di un singolare attestato “Hic Manebimus Optime … Hic”, di cui si sono finora fregiate le tavole quali Dal Vero, Da Mauro, La Tamerice, Alla Pasina.
Ciò non toglie che molte altre siano state le occasioni di spontaneo anche se non sempre plenario incontro, attivate dal comune Dna cavallerizzo e calandroso, per i deschi dell’ognidove terracqueo.
Queste sono le Opere e i Giorni della Confraternita nel suo primo lustro di vita, in attesa del suo 6° Allappo Plenario.
Confraternita che ha vissuto con entusiasmo l’afflato di un’ Amicizia nata in materia spontanea tra i Fondatori, i quali hanno voluto poi donare questo loro segno, di stima e di amicizia a sua volta condivisa, ad altri Amici e Palati nel frattempo cooptati attorno al Desco Calandro et Alajmo.
Queste sono le gesta di cui era giusto fermarne memoria anche scritta, con qualche possibile correzione da parte di chi la leggerà.
I propositi, le volontà di ciò che avverrà non saranno tanto letti negli astri, o interpretati dai vari fondi di Caffè o di Calvados, ma verranno dettati dal cuore e dall’universo gastroemozionale dei Palati che condivideranno i Principi e gli Ideali narrati sin qui.
Prosit.
Addì 25 Marzo 2008 d.c.
S.C.E.
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