Di questo Cazzamali di lische e squame ne avevamo già parlato, gastronomicamente rapiti, in annales golae, annorum ago (neanche tanti, a pensarci bene).
Mauro è ancora ivi, con quella faccia da Gattuso un po’ così.
Da plurimi ritorni abbiamo trovato cangianti e periodiche bandane multicolor (l’ultima, malandrima, da Fossa dei Leoni); stabile, invece, la nuova saletta Gourmet (3 tavoli) a Sx, mentre a dx., come già descritto, permane il look da famolo un po’ pizzeria.
Ma, quel che conta, è la sostanza, e qui, di lenza eletta, ne abbiamo a iosa.
Nel tempo, percepito dalle nostre visite, sono cambiate anche altre cose.
Rimane la terna: Crudo, Cotto & Fritto.
Si sono aggiunti capricci shubertiani in chiave di Nettuno, ovvero elaborazioni quasi sempre divertenti, originali e azzeccate, sulle note di base.
Riteniamo comunque che, proprio per la mission del locale, primavera-estate rimanga la stagione più indicata, legati come siamo a materia prima integerrima, di pinnagree aristocratico.
Il primo passo è, classicamente, di Crudo, con elaborazioni conosciute, di cui peraltro alcune alquanto piacevoli.
Si parte con le tre Battute: di Pancia di Seppia, di Tonno Taggiasco et di “Ganasseta” di Coda Rospante.
La prima e la terza aromatizzate rispettivamente con oleum with basilico et erba cipollina, mentre sul Taggia.Tonno si occhieggia anche yellow pepper.
Poiché vi viene facilitato, al servizio, optional di pane caldo affette, potete farvi originali bruschette come meglio v’aggrada.
Un Plus alla Ganascia Rospa; interessante come sempre il Tuna, meno della media conosciuta la Pancia Seppia. Probabilmente un caso, perché ce l’eravamo pappata gaudenti dall’ ultima visita.
Come da copione ottime Capesante in cui si poteva regolare il carburatore papillo con additivo frutto di olio arricchito of cipollina erbacea.
Nell’attesa del resto, “il Taglio” del giorno: un ventaglio a orologio, una “cruda” mezza dozzina tra Tonno, Orata, Ombrina, Cauda Rospa, Dentice, Ricciola.
Nulla da dire. Una citazione corretta di quanto si possa ottenere da materia di base.
Arriva uno “Scorfanetto” dei fondali. Siamo ad Ancona. Questo, ci dicono, è il cugino più timido (e quindi pallido) di quello rubizzo che spinna tra gli scogli. Carne normale, al nostro gusto. La troveremo, di poi, più performante passata ai ferri.
E si va di lambada carpaccia, non prima di aver alleggerito i carpaci di Scampi in cruditè ghiotti assai.
Dicevamo che qui, uno dei must evergreen, è il Carpaccio di Astice, pur se altrettanto degno (e inusuale) è quello di Saint Pierre (ci viene raccontato, dopo, ora edibile anche con le “Castraure” – maledetti - perché dirlo solo dopo un bis di cremoso di Pistacchio, ci arriveremo …) .
Rispetto a precedenti esperienze ora, il Carpaccio (grosso) di Astice, ha più l’aspetto di una Robespierre (ci dicono, possibile grazie ai nuovi cultella made in Japan). L’esito di questo Kung.fu cocinero che vi arriva al piatto rende merito ad uno dei plus per cui, tra le lande di una desolante mestrinità, merita puntare il tom tom di gola non tanto a Mirano, ma nella ancor più suburbia Zianigo.
Queste fettone, comunque, fanno onore, ancora una volta, all’impegno che, da oramai ventanni, Mauro dedica alla ricerca della materia prima.
Anche stanotte, oggi per chi legge, narraci che, alle 2.20 a.m., iddu era lì, a Ciòsa (Chioggia, secondo la De Agostini), per avere lo jus primae reti.
La cosa divertente (le occhiaie di Mauro testimoniano per lui) è che, mentre sino a poco pria era lui stesso a gettarsi tra le barche per coglierne primizie, ora sono gli stessi piscatores che lo individuano, uno tra la folla, anzi, pardon, uno et unicum, e gli propongono pezzatura pregiata.
A questo punto si esce dalla highway conosciuta e si prosegue con navigazione di pescado a vista.
Saltiamo il Cotto (per chi non sa, guai perdersi i Garusoli di Grado, o le Cozze del Conero), pure il Fritto (ottimo) e arriviamo a sintesi Tempura & Croccante.
Per dirla tutta.
Tempura di Piovra con Barbe di Frate prima e Astice Bi.Turbo & Friggitelli poscia.
E’ vero, c’era stato pure uno stretching inframezzo: “quel che restava” dello Scorfanetto passato ai ferri, idem version with Cap.Saint & Tartare di Melanzane con scialle di Perline fritte (melanzane mignon By Madonie).
Veniamo ai due Big.One
La Piovra e le Barbe di Frate in Tempura sono, semplicemente, buone, e dalla preparazione, per noi, originale.
L’aspetto piacevolmente ludico deriva dall’ alternarsi di consistenze che si ottiene tra la tempurizzazione esterna e il nocciolo di rispettiva materia prima.
Giuoco particolarmente riuscito con la Piovra, che acquista un’inconsueta morbidezza.
Premio partita all’ Astice in due movimenti. Intrigante quello “croccante”, che pare fritto all’aspetto, ma in maniera decisamente lieve, quasi eterea. Diavolito, come la conterranea (per nosotros) Melita, quello “ai ferri”: perfetto equilibrio tra consistenza della materia prima acconciata accussì, con salatitudini, oleature e pepperizzazioni performanti assai.
Fish again ? No Danke shon
(comunque, per chi avesse ancora posto nella madia viscera, da non tralasciare la Granseola: è veramente ‘bbona, altro che quelle mappazze che ti propinano dalle fantapizzerie con gadget dal ristorantico in su).
In attesa di approdare al Pianeta Dessert onoriamo di degna sepoltura un’ etichetta sinora carneade illustre della nostra enoiteca multilustre: un bel Tocai, robusto quanto basta e gradevolmente cicciotto della Fazenda Mulino delle Tolle in quel di Bagnaria Arsa, bassa udinese.
Finora non avevamo molto valorizzato la desserteria di Mauro nostro.
Un po’ perché l’acquario gastrico risultava ogni volta full empty like una bagnarola proveniente da Scutari, e un po’ anche perché, onestamente, non ce la sentivamo di privarci di un bella Murena marinata alla Tequila boom.boom per quattro biscottini che, ahinoi, recitavano, sic et simpliciter, “Osi da morto” (si sa che, i Veneti, sulle doppie hanno il braccino corto).
Stavolta, insomma, un po’ per distrazione, un po’ per curiosità, ci siamo addentrati, Indiana Jones, nel Distretto Postres de la finca Maura.
Chiacchierando del più e del meno, il Sorbetto all’Ananas se ne è volato via senza colpo ferire.
Pensavamo, timidamente, di chiederne bis ridotto, e invece ci siamo visti catapultare lo stesso elaborato a mò di Pina Colada. Very Good. Try Again.
Colpo basso: Cremoso di Pistacchio di Bronte.
Dopo aver piluccato come narrato non c’era altra scelta: un Bis d’ Imperio perchè, tanto per dirla con Rossella O’Hara, domani è un altro giorno.
Da Mauro, come già narrato altrove e spesso, è una meta interessante da prendere in considerazione per chi ama l’essenza della materia prima.
Qui si ha la certezza che si trova il meglio di quanto l’ Adriatico possa offrire da Ancona in su.
Come detto, non vi è più e solo la sonata nei tre movimenti di base, ma anche le nuove elaborazioni sono fatte con mano e piglio sicuro, c’entrando il connubio tra proprietà orgasmolettica della materia prima e sue tuning culinarie: leggasi della Piovra tempurizzata, così come dell’ Astice a paso doble.
C’ è una progressiva attenzione verso i cru oleari con loro possibili aromatizzazioni fatte in casa.
L’ultimo prescelto è un 100% di Pianella, by la pescarese Chiarieri Oil Estate.
Vi è un’ uso accorto di aromi dell’ orto: dalla Borragine, alla Menta, mentre di Basilico e Cebolleta abbiam già detto.
E’ vero che si può scegliere alla Carta, per chi vuole che questa canti se non si fida di quanto decanta Mauro del pescado del giorno; come è vero che chi proprio non può rinunciare ai dù spaghi se li ritrova … ma queste robe si possono incrociare anche altrove, e allora perché spingersi inde,fessi sin qui a Zianigo D.C.?
Ergo. Una Cucina che viaggia sui fondamentali, con fuori sparito fatti con talento e cabeza.
La Carta dei vini non sarà quella di Pinchiorri, come neanche quella di vicine e cartaceamente più blasonate proposte ittiche dei dintorni ma, comunque, si può star sicuri di non incocciare mai nella ciofeca da parvenu di stappo.
Babbo e Mamma, in Sala, accudiscono con zelo un po’ naif, ma tenero e comunque pertinente, alle prodezze del loro pargolo.
Tra l’ altro, per chi ha voglia di scambiarsi dritte nel desinare altrove, i nostri sono ben ferrati in un raggio di ducento leghe o poco più, così come è sempre più ampia, simile ai raggi concentrici di quando buttate sassolino birbo in stagno curioso, la clientela fidelizzata che, da varie lande e borghi delle terre serenissime (e anche oltre), converge achì per deliziarsi nei modi e nei tempi di cui, molto succintamente, v’abbiamo narrato.
OSTERIA DA MAURO
Via Scortegaretta, 3
ZIANIGO di MIRANO (VE)
Tel. 041 – 5703003
Chiude il Lunedì.
Ferie: dal 29.12 al 15.06 e dal 16.08 al 5.09
Cuenta Gaudia: dagli 80-100 in su
Categoria: Sararlo Graffiti
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