Capita, nelle scarpinate agostane, di cercare ristoro all’ombra di qualche larice, ospiti di Malga amica, tuttavia, spesso, la tipicità promessa, galeotta anche l’ affluenza foresta, non trova riscontro adeguato di palato e, spesso, ancormeno di taccuino.
Capita inoltre che, proprio in questi ritagli di calendario in relax, ci si ricongiunga con vecchi compari di mattanze goliardiche. Ora, ognuno con il suo tender appresso di abbinamento muliebre e pargolesco, l’importante è far quadrare il cerchio. Ovvero, panza mia fatti capanna (o malga, poco importa), in maniera da far contenti tutti.
Il personaggio, anche lui in stanziale trasferta alpina, è affidabile.
Abbiamo il Dna simile e collaudato da millantanni.
Ecco perché, all’ approssimarsi del casello Auronzo Sud, ignoriamo, allegramente fiduciosi, la sirena che ci porterebbe in quel di Sappada, tra le braccia pardon, le bocce, di Fabrizia Meroi e i tegami di Roberto “Laite” Brovedani (mah, forse è il contrario, non importa).
Dicevamo. Auronzo Sud. Da lì si “brinca” (tradotto: si pende) a Dx. e si inforca la strada del Passo di S.Giovanni.
16 bei tornantoni che è un peccato non avere una Subaru Impreza.
Anche senza derapare si arriva a meta, pur se sembra di essere tornati a naia.
Ma questa la spieghiamo dopo.
Ai Lares è un bell’Agriturismo che ti mette subito di buon umore, e non tanto per l’aspetto affidabile di sniffare in anteprima che achì ci si può trastullare a dovere, ma per quella sorta di transfer che deriva dal motto della casa, in bella evidenza sui grembiuloni dei giovanotti dal piglio sveglio e cordiale che ti svolazzano attorno.
Ebbene, recita il ricamo scritto sotto le genzianelle dolomitiche: “Ci piacciono le donne che cantano LA DO MI”.
Non serve aver fatto il conservatorio o conoscere la lingua del Goldoni per capirne il senso.
Noi, che abbiamo malamente solfeggiato in gioventù, proviamo a invertire la consecutio.
E se fosse MI LA DO ?
Mah. Forse alla prova dell’ eco l’effetto sarebbe stato devastante, rischiando di attirare, dal fondovalle, frotte di affamati che non avrebbero trovato adeguato posto a sedere tra i 69 coperti o giù di lì.
Comunque, a scanso di equivoci, il personale ai tavoli è unicamente e rigorosamente maschile.
Ci dicono che il Menù varia giornalmente, per cui possiamo solo notariamente riferire quello che abbiamo visto (e parcamente piluccato).
Il tradizionale Tagliere di caci & affettati sarà stato anche seriale, ma ce lo siamo visto passare davanti al naso di bell’aspetto.
Se avete fame di Gnocc…hi li potete trovare elaborati a Burro Fuso, Panna & Speck, Ragù.
Le Tagliatelle, affidate alle premurose ganasce del pargolo mini.Gourmet, hanno superato l’esame, in versione porcina (quella vegetale), pur se si possono anche trovare maritate a guanciale porcino (quello, stavolta, animale),
Ci è stato concesso un assaggio di very performant Lasagne con Speck e Ricotta affumicata.
Una delle signore del tavolo si è immaginata la ricetta e l’ha trascritta pro domo sua… sperèm.
Confessiamo che ci siamo strafogati con i Casunziei alle Rape Rosse.
La nevicata di Parmesan è stato come mettere la marmitta Abarth a una creatura che, comunque, viaggiava già bene di suo.
Sui secundis si può viaggiare di griglia assortita (cotechini, salsicce, financo tagliate), Goulash also, ma l’ Agnello alla bellunese era d’ hommage, tributo e dovuto. Solido, alpagoto (forse, ma molto probabile) e ruspante q.b.
Tra l’altro, senza retrogusti e amarcord pomeridiani (di quelli che ti devi sparare una magnum di Jagermeister per riequilibrare l’elettrolicità dei succhi gastrici).
Il coequiper di contorno può essere personalizzato a piacere.
Tra l’altro, l’opportunità di sedere a deschi interfamiliari, permette di ottimizzare la vis scambista dei più disinvolti: ecco allora un assaggio lì, uno là e l’altro ancora, senza necessariamente raspellizzare tutto quanto di edibile possa offrire la Carta.
Qui, comunque, la cosa sarebbe impossibile, perché il Menù è rigorosamente declamato solo in versione … Audio.
Allora. Tornando allo scambismo di contorno: ottime le Patate al forno cum cebolla; idem per le Coste cotte (palati raffinati vi hanno annusato sentori di ginepro, good idea); le nostre Verze con lo Speck erano rese ancor più piacevoli da cottura non troppo greve, con una residualità acidula fresca e divertente.
Ai Postres, se proprio volete, lo Strudel ve lo trovate, tra l’altro con curiosa farcia di Pan di spagna, al posto dell’ umile pane raffermo ma, probabilmente, è un voluto birignao della Cucina al nobile tourista cittadino.
Il must è, sine ulla dubitatione, La Crema Pasticciera con i frutti di Bosco (le More sembrano grappoli di Nebbiolo; meno palestrati, ma ‘bboni uguali Ribes, Fragole, Lamponi).
Ebbene, il Cuoco malgaro sicuramente non sa chi sia Iginio Massari e forse, per lui, Perbellini può essere una marca di sigari, tuttavia questa coppona (tipo quella da Champions League, ma vetrata) è muy guapa; con la Crema dalla farinosa rugosità al palato che ne tradisce origine rustica e domestica ma che, distraendo chi vi sta vicino preoccupata della vostra 56 drop corto, merita il bis.
Al potus potete veleggiare come mastri birrai o bastarvi con il rubro de la finca, probabilmente un mix cabernotto, ma onesto.
Sul far della staffa, la maison (in genere, dipende dalla mancia, I suppose) vi offre il suo ventaglio di grappe elaborate.
Genziana, Ginepro, anche se noi ci siamo gargarozzati di un’ ottima Cumino. Chi si è mirtillizzato, invece, non l’ha giudicata da Oscar.
Nota salutista.
Tuttodintorno vi sono enclave micologiche a portata di mano lesta (e passo pigro).
Un piccola riserva lacustre permette, a chi lo desidera, di riempirsi il bigoncio di Trote a Gogò, manco si tornasse dalle nozze di Cana.
Nota divertente.
Dicevamo che sembra di tornare a naia. Infatti, tutto l’ambaradan è frutto della dismissione e conseguente riadattamento di una vecchia polveriera d’antan. Vi sono ancora le garitte, la cinta spinata e militaria assortite.
Chissà, forse il motto della casa (LA DO MI etc.) è frutto di un desiderata lasciato a graffito da una sentinella in una solitaria notte di luna piena.
Nota pelosa.
In questo locale della buona sosta, per famiglie e non solo, è facile acclimatarsi, al congedo, tra i 20 e i 25 eurazzi ben spesi assai.
AI LARES
Località Stabiorco
32041 – Auronzo di Cadore (BL)
Tel. 334 – 797 0400
p.s.
Dress Code
(per i cultori dello Style ognidove)
Per Lui
Marinero vintage, alla Jack La Cayenne, tanto per stare comodi e tuttavia rispettosi dell’origine militare di questo sito di montagna
Per Lei
Mise funzionale ed essenziale, come Angelina Jolie in Tomb Raider
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